Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco

IV Domenica di Quaresima (Anno A)

Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco.

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”.

Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?».

Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia».

Ed egli diceva: «Sono io!».

Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.

Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista.

Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».

Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato».

Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?».

E c’era dissenso tra loro.

Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?».

Egli rispose: «È un profeta!».

Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?».

E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?».

Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?».

Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te».

Ed egli disse: «Credo, Signore!».

E si prostrò dinanzi a lui.

(Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38 (forma breve)

Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco.

Commento a cura di Roberto Ghiani

I Vangeli della III, IV e V domenica di Quaresima dell’Anno A, delineano un percorso catecumenale di progressiva conoscenza della persona di Gesù, che si rivela di volta in volta come «acqua viva» (domenica scorsa), «luce del mondo» (questa domenica) e «vita» (domenica prossima). 

La conoscenza di Cristo è un dono divino di rivelazione che mette l’incipiente discepolo in cammino e lo chiama a una libera e sempre maggiore accoglienza della persona del Maestro.

Pochi versetti prima del nostro brano, Gesù aveva detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).

Il racconto della guarigione del cieco nato invera tale affermazione.

Questo personaggio non ha un nome, così che ogni lettore può identificarsi in lui.

La guarigione avviene non per contatto con l’acqua della piscina, ma per la grazia dell’«Inviato» del Padre.

A partire da questo evento, reale e simbolico allo stesso tempo, il cieco sarà guidato ad approfondire la comprensione di ciò che gli è avvenuto, a comprendere meglio l’identità di Gesù e a pervenire alla fede.

Dalle sue parole traspare il cammino interiore che sta compiendo.

Anzitutto, egli testimonia l’opera di Dio, quello che Gesù ha fatto nella sua vita. «Quell’uomo che si chiama Gesù…e ho acquistato la vista» (v. 11).

Poi gli viene chiesto un parere personale, come a Pietro e ai discepoli a Cesarea (cf. Mc 8,27-30): «Tu cosa dici di lui»? «È un profeta» (v. 17), fino a pervenire alla piena luce grazie alla rivelazione di Gesù: «Io credo, Signore» (v. 38).

Il cieco guarito negli occhi ora vede chiaramente Gesù («Lo hai visto»!) ma soprattutto lo riconosce «Signore» e lo adora.

Il catecumeno è illuminato!

Si realizza, così, il Prologo del Vangelo di Giovanni (Gv 1,9-12): «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome».

Dice il catechismo della Chiesa Cattolica in riferimento al Battesimo: «Questo lavacro è chiamato illuminazione, perché coloro che ricevono questo insegnamento [catechistico] vengono illuminati nella mente. Poiché nel Battesimo ha ricevuto il Verbo, «la luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), il battezzato, dopo essere stato «illuminato», è divenuto «figlio della luce» e «luce» egli stesso (Ef 5,8)» (CCC 1216).

Dando testimonianza, infatti, il cieco guarito giunge a una «visione» sempre più chiara di Gesù e proprio là dove era menomato, si scopre infine «Inviato».

Gesù spalmò il fango sugli occhi del cieco.

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