«Mani bucate». È il titolo dello spettacolo andato in scena ieri sera nell’Aula Magna del Seminario arcivescovile di Cagliari, portato sul palco da un istrionico Giovanni Scifoni.
«Le “Mani bucate” – racconta – sono quelle di chi non tiene nulla per sé e spende tutto, almeno nell’accezione comune. Anche Francesco d’Assisi, a suo modo, aveva le mani bucate, dalle stigmate (ride..) ma soprattuto perché donava a chi vedeva bisognoso, vivendo egli stesso in povertà».
Uno spettacolo, quello di Scifoni, che ha fatto tappa in città, grazie ai Frati di San Mauro che, insieme agli uffici di Pastorale giovanile e familiare della diocesi, hanno permesso all’attore di poter presentare il suo monologo.
«Un lavoro – dice Giovanni – che vuol essere anche di stimolo per non trattenere per sé amore, come faceva san Francesco».
Quanto poi all’attuale Francesco, Scifoni ricorda come per il Papa la richiesta di non trattenere nulla per sé sia un continuo mantra. «Il Santo Padre – dice Scifoni – ci spinge ad andare fuori da noi stessi, ad andare in giro, verso questa chiesa in uscita. Un’indicazione che personalmente mi interroga e mi spinge a riflettere sui mie comportamenti»
Orchestrato con le laude medievali e gli strumenti antichi di Luciano di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, lo spettacolo si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura di Francesco, capace di raccontare Dio con una geniale creatività.
Il pienone dell’Aula magna, realizzato grazie ad un passaparola nel giro di quattro giorni, per una messa in scena infrasettimanale, è la conferma che c’è fame di questi temi, quelli relativi alla fede, e che soprattutto i giovani ne sono voraci.
«Sono loro – dice ancora Giovanni Scifoni – che riempiono le sale ad ogni spettacolo. Segno che, se si presentano contenuti di un certo spessore, la risposta arriva, specie dalle nuove generazioni».
Il resto dell’intervista sul prossimo numero de Il Portico.
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