La Chiesa si prepara a uno dei suoi momenti più importanti. Manca sempre meno tempo all’inizio dell’Anno santo del Giubileo, in cui la fede si unisce alla volontà di riflettere sul mondo ecclesiale e sociale. Un evento che arriva a dieci anni dal Giubileo straordinario della Misericordia, indetto da papa Francesco nel 2015 e che segna una nuova sfida per la Chiesa, per le donne e gli uomini di fede: comunicare la Speranza in grandi tempi di incertezza.
«Il Giubileo – dice Davide Collu, referente diocesano del Giubileo del 2025 – sarà una grande occasione di annuncio, incontro e comunione. È importante perché arriva dopo gli anni dei lavori sinodali e poiché dedicato interamente alla Speranza, che è Cristo. Siamo pellegrini di questa Speranza per vivere questo incontro con Lui».
Anche la diocesi di Cagliari si prepara all’incontro di Roma, con un cammino che sta a poco a poco prendendo vita nelle comunità, luoghi in cui gli impulsi al dialogo saranno numerosi. «In diocesi – continua don Collu – l’arcivescovo si è prodigato per redigere una commissione per confrontarsi su quelle che sarebbero potute essere iniziative ed esigenze necessarie. Nei primi giorni di settembre abbiamo incontrato e lavorato insieme agli uffici pastorali per attivare un programma di iniziative di catechesi».
Malgrado il ruolo centrale della Città Santa, ogni diocesi ha il proprio compito nel distribuire il messaggio che guarda al presente e, soprattutto, al futuro. «Il Giubileo – precisa il referente – sarà a Roma, ma lo stesso papa Francesco ha richiesto un percorso giubilare. Ecco perché il 29 dicembre, in tutte le diocesi del mondo, ci sarà l’apertura dell’anno in tutte le cattedrali. Non ci sarà la Porta Santa, come nell’ultima occasione, ma si rispetterano tutte le tipicità del Giubileo: il pellegrinaggio, i santuari, la celebrazione eucaristica, il sacramento della riconciliazione e, soprattutto, il fatto di vivere questa conversione del cuore che arriva da Dio ma su cui tutti siamo chiamati a metterci in gioco. A breve arriverà una lettera di monsignor Baturi con delle indicazioni, in modo che tutti possano camminare su queste linee, in attesa di vivere questo tempo di Grazia e Rinnovamento».
L’attesa che è stata affiancata da un percorso già iniziato da tempo. La Chiesa, nei due anni che hanno preceduto il Giubileo, si è dedicata alla riscoperta dell’insegnamento conciliare e alla preghiera. Giorni, mesi, anni, in cui il lavoro, spirituale e non, si è fatto incessante. Un modus operandi che sarà di fondamentale importanza per un approccio consapevole all’Anno Santo e per rendere il desiderio di annuncio quotidianità. «Non sarà come il Giubileo della Misericordia – afferma don Collu – però quello che nasce, come desiderio del Papa e dei vescovi, è un annuncio nuovo di Cristo in un tempo difficile che noi tutti conosciamo. Questo va oltre i grandi momenti, ma deve essere un annuncio che parta dai momenti di catechesi, di predicazione e di comunione. Motivo per cui sono state valorizzate tutte le categorie pastorali e civili, in modo che questo annuncio giunga a tutti». L’universalità del messaggio è uno degli aspetti principali. La volontà, tuttavia, è anche quella di essere capaci di osservare con maggior riguardo coloro che vivono una condizione di svantaggio o che sperimentano un frangente delicato della propria vita. «C’è una specifica attenzione che viene richiesta – chiude don Davide Collu non solo nel Giubileo a Roma ma in tutte le diocesi, che è quella per i più poveri, per gli ammalati, per il mondo della vita nascente e per le famiglie giovani che attendono una vita, per i migranti e, infine, per i giovani. Anche quest’ultima è una categoria che viene sottolineata come fondamentale. L’obiettivo è quello di coinvolgere i giovani nella missionarietà della Chiesa, che è l’atteggiamento che ci si aspetta da tutti dopo il momento del Giubileo».
MATTEO CARDIA
Kalaritana – Avvenire di domenica 22 settembre 2024
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