La decisione del governo italiano di includere otto siti in Sardegna tra le aree idonee per il deposito nazionale di scorie radioattive ha scatenato un’ondata di proteste da parte delle amministrazioni locali e della popolazione. I Comuni interessati, tra cui Mandas, Guasila, Nurri e altri, sono stati individuati nella Carta delle aree idonee come potenziali sedi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha avviato la fase prevista dalla Valutazione ambientale strategica, Vas, dichiarando che l’obiettivo è garantire la partecipazione delle amministrazioni locali e l’integrazione delle considerazioni ambientali nel processo decisionale. Tuttavia, i sindaci dei Comuni interessati, sostenuti dalle associazioni degli enti locali e da rappresentanti regionali, hanno espresso un netto rifiuto, temendo che la Sardegna venga trasformata in una discarica per rifiuti pericolosi.
Il sindaco di Mandas, Umberto Oppus, ha chiesto una mobilitazione comune e un incontro urgente con il Consiglio regionale per ottenere una presa di posizione unitaria. Paola Casula, sindaca di Guasila e consigliera regionale, ha ribadito il no deciso, sottolineando che la Sardegna ha già pagato un prezzo altissimo in termini di servitù ambientali e industriali. Anche le associazioni come l’Anci Sardegna e l’Asel si sono schierate contro il progetto, promettendo battaglia in tutte le sedi per evitare che l’Isola diventi il deposito di scorie radioattive.
Le amministrazioni locali preparano controdeduzioni e annunciano una mobilitazione generale per ribadire il loro rifiuto, chiedendo al governo di stralciare le aree sarde dalla lista.
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