L’altare: luogo di offerta, da forza al cammino di fede

La celebrazione di dedicazione a San Sebastiano in Elmas

L’altare: luogo di offerta che da forza al cammino di fede.

La mattina di sabato 25 marzo si è svolto il rito della dedicazione del nuovo altare nella chiesa parrocchiale di san Sebastiano in Elmas

La liturgia, presieduta dall’arcivescovo, Giuseppe Baturi, ha visto la partecipazione entusiasta dei fedeli della comunità: è stata grande la gioia di poter nuovamente abitare la chiesa parrocchiale, al termine di nove mesi di chiusura per i lavori di restauro. 

L’intervento era stato deciso nel 2020, dopo un’attenta e condivisa riflessione del Consiglio Pastorale della comunità; tuttavia, è iniziato solo nel corso del 2022. 

Si è reso necessario per esigenze strutturali, impiantistiche e di decoro, ma anche per dare una struttura stabile all’altare e all’ambone, permettendo, così, di rispecchiare davvero il Mistero che in essi si celebra e si annuncia, conformemente alle norme liturgiche.

Il ritrovarsi insieme per la dedicazione è stata per i presenti l’occasione per lasciarsi interpellare dal significato più profondo che la riapertura della chiesa ha portato con sé.

L’altare di pietra è il segno di Cristo, «pietra viva» (1Pt 2,4): è Lui che attrae a sé per nutrire i fedeli del Suo corpo e del Suo sangue; è ancora Lui che invita ad avvicinarsi quando si è stanchi e oppressi per riceverne ristoro (cfr. Mt 11,28). 

Così quell’altare diventa anche il luogo in cui, insieme al pane e al vino, si possono presentare le gioie e le difficoltà, le attese e le paure, e ricevere la forza per proseguire il cammino. 

Dall’ambone risuona, invece, l’annuncio della risurrezione di Cristo. 

La Parola che da lì viene proclamata parla all’oggi, alla vita quotidiana, e invita a farsi prossimi a Colui che, come dice la bella espressione del Concilio, «nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici» (Dei verbum, 2).

Durante la sua omelia, legata alla solennità dell’Annunciazione del Signore, l’Arcivescovo ha invitato i fedeli a sentire, ciascuno per sé, l’invito alla gioia che l’angelo rivolse a Maria per la presenza del Signore nella sua vita. 

«La risposta di fede personale in quella presenza non è però possibile – ha detto l’Arcivescovo – se non dentro l’abbraccio di una comunità, che dall’Eucaristia è trasformata in fraternità. È lì, infatti, che Dio diventa di nuovo carne: non nell’accumularsi delle iniziative o dei gesti, ma nell’amore reciproco, con cui ci si fa fratelli e compagni degli altri». 

L’invito, quindi, a sentirsi responsabili nell’annunciare al mondo la presenza salvatrice di Dio e nel far risuonare la Sua parola di salvezza. 

Ecco, allora, l’auspicio che la comunità sia per tutti un luogo di testimonianza e di annuncio credibile. «Che la fede diventi fraternità; che la fraternità si allarghi all’annuncio al mondo della presenza di Dio; che questo annuncio sia motivo e fermento di un mondo rinnovato».

Questo è stato l’augurio dell’Arcivescovo alla comunità in festa; questo è quanto la comunità stessa si augura perché, per mezzo di Cristo e nutrita di Lui, possa edificarsi sempre più nella comunione. 

L’altare: luogo di offerta che da forza al cammino di fede.

V. F. 

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