L’anno scolastico appena avviato, registra in Sardegna un continuo calo di alunni: oltre 5.500 in meno gli studenti iscritti, mentre sono migliaia i docenti vincitori di concorso ma non in ruolo. La precarietà continua ad essere connaturata al mondo della scuola: edifici non a norma, trasporti per i pendolari che non sempre riescono a soddisfare le necessità di ragazze e ragazzi, troppi supplenti, così come si fa fatica a reclutare personale Ata e di servizio, senza trascurare la gestione di più plessi affidata ad un solo dirigente scolastico. I parametri sugli esiti del percorso di formazione indicano gravi carenze nelle materie scientifiche, per le quali metà degli alunni ha gravi carenze, in quelle umanistiche il dato è al 30 per cento. Risultati poco edificanti anche sul fronte della formazione universitaria: i dati Osce sui laureati in Italia e in altri Stati mostrano che tra i giovani 25-34 anni, si registra un divario nel numero di chi arriva al titolo accademico. In Spagna e Francia supera di poco il 50 per cento dei giovani, in Germania è del 37,3 per cento, la media europea è del 42 per cento, nel nostro Paese è del 29,2 per cento di giovani laureati, in Sardegna è ancora più basso. Al contrario il dato di quelli con licenza media vede l’Italia al secondo posto, con un 22 per cento, la Francia al 10,9 per cento e prima ancora la Spagna con il 26,5 per cento, mentre la media UE è del 14,7 per cento. Al di là della visione che hanno sulla scuola le maggioranze di turno, serve una cura da cavallo per invertire la tendenza: non si può pensare di crescere senza un investimento in formazione, sia quella di base che quella accademica, così come è necessario un ragionevole dialogo con il mondo imprenditoriale: domanda e offerta devono incontrarsi e soddisfare le reciproche necessità.
Roberto Comparetti
Kalaritana – Avvenire di domenica 15 settembre 2024
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