Da una parte una Sardegna che guarda con preoccupazione al futuro del proprio comparto industriale, dall’altra un’Isola che guarda con un pizzico di ottimismo ai numeri in leggera crescita del lavoro legato ai servizi. Il quadro dell’Isola non è di facile lettura, può cambiare anche a pochi chilometri di distanza tra un punto e un altro, ma la questione occupazionale rimane al centro della vita quotidiana dei cittadini. Sul tema, sulle frequenze di Radio Kalaritana è intervenuto il segretario della Cisl Sardegna, Pier Luigi Ledda.
Il quadro generale
“La situazione in Sardegna presenta peculiarità legate al nostro contesto geografico, economico, sociale – spiega Ledda – Si differenzia anche all’interno della nostra stessa Isola. Il tasso di disoccupazione è più alto della media italiana, si attesta intorno al 10-11%, e la disoccupazione giovanile è particolarmente preoccupante, supera spesso il 30%. Se dovessimo fare un confronto tra il 2022 e il 2023 c’è un leggero miglioramento perché si nota la crescita dell’occupazione femminile e la decrescita dei contratti precari”.
I ritardi sul Pnrr
I numeri con il segno + davanti sono però pochi e sono influenzati da un sistema che non vive un momento facile. “Il quadro che emerge in questi giorni evidenzia i limiti strutturali della Sardegna. Anche sul PNRR, noi non siamo riusciti a incidere in maniera profonda, cogliendo l’occasione per superare i limiti infrastrutturali che caratterizzano la debolezza del nostro comparto economico – prosegue Ledda prima di passare ai numeri – In Sardegna 453mila sono i lavoratori che sono occupati nel settore dei servizi, 56 mila, il 7% appena, invece, quelli nell’industria. Questo significa che noi abbiamo un comparto industriale molto debole. Abbiamo imprese che sono molto piccole e che fanno fatica a emergere”. Una soluzione però secondo il segretario della Cisl ci sarebbe: “Se noi riuscissimo a valorizzare al meglio i fondi infrastrutturali, quelli del PNRR, di coesione e di sviluppo sociale che sono destinati al meridione e alla Sardegna, potremmo certamente migliorare il nostro quadro complessivo e dotarci di un sistema produttivo più capace di produrre lavoro di qualità e ben remunerato – chiosa il numero 1 della Cisl sarda – Potremmo creare occasioni per il complesso della società a partire dall’occupazione femminile, che è molto importante, e da quella giovanile”.
Scuola e lavoro
Proprio sui giovani e sull’approdo nel mondo del lavoro guarda anche il sindacato. “Dobbiamo lavorare molto sulla parte di qualificazione delle persone: sia sul tema delle fasce più alte, quindi dei laureati, ma anche della formazione professionale – precisa Ledda – Abbiamo troppi giovani che non accedono a nessun sistema scolastico. Si perdono completamente e sono delle risorse sottratte al sistema produttivo, oltre a rappresentare un’emergenza sociale che non può essere più trascurata. Occorre fare forti investimenti complessivi sul sistema della formazione professionale, da quello scolastico a quello della formazione professionale pura, e occorre fare investimenti per potenziare il sistema produttivo. Questo è alla nostra portata, ma occorre che la politica, a partire dal governo regionale in carica, sia capaci di determinare un cambiamento – conclude il segretario della Cisl – Quel cambiamento che era stato promesso da entrambe le parti che si erano candidate alla guida della regione noi lo attendiamo da tanto tempo. Se non raccogliamo le opportunità di oggi, lo scenario di domani sarà ancora più ricco di difficoltà”.
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