Nelle recenti elezioni presidenziali statunitensi, il sostegno dei cattolici americani bianchi ha giocato un ruolo cruciale per l’elezione del candidato repubblicano Donald Trump, che ha ottenuto 295 voti elettorali. Secondo gli exit poll del quotidiano The Washington Post, il 56% degli elettori cattolici ha votato per Trump, salendo al 60% tra i cattolici bianchi, mentre solo il 41% ha sostenuto Kamala Harris. Anche i cristiani non cattolici hanno supportato Trump in massa (62%), in contrasto con ebrei e non religiosi, che hanno preferito Harris.
Dopo la vittoria, Trump ha ricevuto il sostegno di leader religiosi come l’arcivescovo Timothy Broglio, presidente della Conferenza episcopale statunitense, che ha esortato alla transizione pacifica e alla collaborazione per il bene comune, sottolineando la neutralità politica della Chiesa.
Secondo Massimo Faggioli, professore di teologia storica, il crescente sostegno a Trump fra i cattolici riflette una svolta generazionale e culturale, con sempre meno cattolici che si rispecchiano nei leader democratici tradizionali, come Biden e Pelosi. Tuttavia, i temi controversi come immigrazione e aborto hanno spinto molti elettori cattolici a non partecipare, ritenendo nessuno dei due candidati pienamente rappresentativo dei loro valori.
Organizzazioni come il Jesuit Refugee Service hanno chiesto alla nuova amministrazione di preservare il ruolo degli Stati Uniti come nazione di immigrati e di promuovere una riforma dell’immigrazione.
Queste elezioni sollevano, secondo Faggioli, la questione centrale del futuro democratico degli Stati Uniti, a cui dovranno contribuire anche coloro che non hanno votato ma che saranno toccati dalle politiche della nuova presidenza.
© Copyright Il Portico