Il sistema sanitario italiano è al centro delle proteste, con medici e infermieri che hanno proclamato uno sciopero nazionale per denunciare il progressivo depotenziamento del Servizio sanitario nazionale. La manifestazione, sostenuta da sindacati come Cimo Fesmed, ha voluto sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica su una crisi che ha reso critico l’accesso alle cure per i cittadini.
«Questo sciopero è servito a tutelare il Servizio sanitario nazionale», ha affermato il dottor Luigi Mascia, presidente regionale del Cimo, evidenziando la mancanza di medici, infermieri e servizi territoriali. La situazione è particolarmente grave in Sardegna, dove gli ospedali periferici come Nuoro, Sulcis, Oristano e altri si trovano in crisi, incapaci di gestire la pressione dovuta alla carenza di risorse. «Troviamo pazienti ricoverati che non possono essere operati perché il carico supera le capacità degli ospedali», ha aggiunto Mascia.
La protesta denuncia il definanziamento del sistema sanitario, iniziato oltre 15 anni fa, con risorse inferiori rispetto agli altri Paesi del G7. «La Germania spende il doppio rispetto all’Italia per cittadino», ha sottolineato il medico, richiamando l’urgenza di rifinanziare un sistema in difficoltà. Il recente bilancio statale non ha previsto i fondi necessari nemmeno per mantenere gli attuali livelli di servizio.
Con questo sciopero, i professionisti sanitari hanno dunque voluto richiamare l’attenzione della politica, affinché vengano prese decisioni concrete per rilanciare il Ssn e garantire il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.
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