«Quando si hanno di fronte per parecchie ore al giorno venticinque volti di ragazzi dai quindici ai diciotto anni, che si vendicano spietatamente se si è noiosi nelle lezioni, ma che vi fissano con i loro occhi di chiarezza – talvolta di tenerezza – quando nel silenzio profondo di un’ora mattinale un riflesso del bello e del vero li illumina, è impossibile non porsi e riporsi senza posa le questioni eterne che sono tutta la vita d’un uomo; ed è impossibile non rispondervi, perché la gioventù è impaziente. I libri allora non bastano più. La risposta deve essere data immediatamente, e deve essere vera, cioè totale, perché nessuno può ingannare la giovinezza».
Le parole di Charles Moeller, tratte da «Umanesimo e santità», aiutano a cogliere in profondità la ricchezza dell’Insegnamento della Religione Cattolica (Irc) dentro la scuola.
Realmente durante l’ora di religione si percepisce «l’impazienza» dei ragazzi, il loro desiderio di porsi «le questioni eterne che sono tutta la vita d’un uomo».
Nell’Irc, infatti, gli studenti hanno l’opportunità, non così frequente nel nostro tempo, di cogliere che le loro domande di vita e le storie che attraversano trovano un ascolto autentico, insieme alla possibilità di un confronto con il messaggio cristiano.
Oggi è più che mai urgente «perdere tempo» per stare concretamente accanto ai ragazzi, giorno per giorno, a partire dagli spazi della vita ordinaria, come quello, insostituibile, della scuola.
Ha ricordato questo anche il Documento finale del Sinodo dei Vescovi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale»: «Per la comunità cristiana è importante esprimere una presenza significativa in questi ambienti con docenti qualificati […] e un impegno culturale adeguato» (n. 158).
L’Irc, come ha sottolineato la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana nel suo recente Messaggio in vista della scelta di avvalersi dell’ora di religione nel prossimo anno scolastico, «intende essere proprio un’occasione di ascolto delle domande più profonde e autentiche degli alunni, da quelle più ingenuamente radicali dei piccoli a quelle talora più impertinenti degli adolescenti».
In questo periodo ragazzi e genitori sono chiamati a scegliere la scuola e l’indirizzo di studio per il prossimo anno scolastico, e anche a considerare la possibilità di avvalersi dell’Irc.
Le statistiche più recenti danno conferma che in Italia quasi nove studenti su dieci (esattamente l’87,9 per cento) scelgono di avvalersi dell’Irc. Nelle scuole del territorio della diocesi di Cagliari il dato degli avvalentesi supera in media il 95 per cento.
Grazie all’Irc studenti di qualsiasi orientamento culturale e religioso possono confrontare la propria vita con la proposta di senso del cristianesimo, riflettere criticamente sull’attualità sociale, accostare il patrimonio culturale cattolico e incontrare nei docenti degli adulti disponibili ad accompagnarli nel loro percorso di maturazione.
L’ora di religione non va considerata come una forma di «catechesi scolastica», ma una materia curricolare impartita nel quadro delle finalità della scuola, che, nel rispetto più totale della libertà di coscienza, consente di approfondire la domanda religiosa propria dell’animo umano.
Avvalersi dell’Irc è dire un «sì» che arricchisce il cammino di crescita dei ragazzi, portando avanti una piena formazione umana e culturale. Non perdiamo questa occasione preziosa.
Roberto Piredda – Direttore dell’Ufficio Diocesano I. R. C.
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