Un’udienza che è proseguita nel solco del ciclo di catechesi dello Spirito Santo e della Chiesa, dedicata alla libertà della preghiera e alla sua importanza, chiusa dalla richiesta di un pensiero da dedicare alla pace, a Valencia e alla Spagna intera. Le parole scelte da Papa Francesco nella mattinata di oggi, mercoledì 6 novembre, sono state ancora una volta chiare e tracciano la via per insegnamenti importanti da attuare nella quotidianità.
Il messaggio
“Noi preghiamo per ricevere lo Spirito Santo e riceviamo lo Spirito Santo per poter pregare veramente, cioè da figli di Dio, non da schiavi – ha chiarito il Pontefice – Dobbiamo pregare sempre con libertà. Oggi devo pregare questo, questo, al contrario andrò all’inferno, quello non è preghiera. La preghiera è libera: preghi quando lo Spirito ti aiuta a pregare, quando senti nel cuore il bisogno di pregare. E quando non senti nulla, chiediti: perché non sento io la voglia di pregare? La spontaneità aiuta sempre. Questo vuol dire pregare da figli, non da schiavi”. La preghiera resta qualcosa da apprendere giorno dopo giorno: “Innanzitutto, dobbiamo pregare per ricevere lo Spirito Santo – ha proseguito – la preghiera è l’unico potere che abbiamo sullo Spirito Santo. Noi non sappiamo pregare. Dobbiamo imparare ogni giorno”.
Il rapporto con Dio
Il rapporto però è diverso da ogni altro: “La preghiera cristiana non è l’uomo che da un capo del telefono parla a Dio all’altro capo, no, è Dio che prega in noi! Preghiamo Dio per mezzo di Dio. Nella preghiera lo Spirito Santo si rivela come Paraclito, cioè avvocato e difensore. Non ci accusa davanti al Padre, ma ci difende. Sì, ci convince del fatto che siamo peccatori, ma lo fa per poterci far gustare la gioia della misericordia del Padre, non per distruggerci con sterili sensi di colpa. Anche quando il nostro cuore ci rimprovera di qualcosa, egli ci ricorda che Dio è più grande del nostro cuore, Dio è più grande nostro peccato – ha chiarito Papa Francesco – Tutti siamo peccatori, ma pensiamo a qualcuno che ha tanta paura per le cose che ha fatto, che ha paura di essere rimproverato da Dio, che ha paura di tante cose e non riesce a trovare pace. Mettiti in preghiera, chiama lo Spirito Santo, e lui ti insegnerà come chiedere perdono. Dio non sa molta grammatica – ha affermato – e quando noi chiediamo perdono non ci lascia finire, ci perdona prima, ci perdona sempre, è sempre pronto a perdonarci prima che noi finiamo la parola perdono. Diciamo perdono e il Padre ci perdona sempre”.
Dì Signore ma dillo con il cuore
Poi il monito finale: “Lo Spirito Santo intercede per noi, ma ci insegna anche a intercedere, a nostra volta, per i fratelli; ci insegna la preghiera di intercessione. Quando ognuno prega per tutti, avviene – notava Sant’Ambrogio – che tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica. Ecco un compito tanto prezioso e necessario nella Chiesa, in particolare in questo tempo di preparazione al Giubileo. Unirci al Paraclito che intercede per tutti noi secondo i disegni di Dio: ma non pregare come i pappagalli. Dì Signore, ma dillo col cuore: ‘Aiutami Signore, ti voglio bene Signore’, e quando pregare il Padre Nostro pregate con il cuore, non con le labbra. Non fare i pappagalli. Lo Spirito possa aiutarci nella preghiera, di cui tanto abbiamo bisogno”.
Il raccoglimento
Già all’inizio dell’udienza, il Pontefice aveva deposto un fiore davanti all’immagine della “Virgen de los Desamparados”, patrona di Valencia, regalatagli proprio dalla comunità valenciana. Il pensiero è andato alla Spagna anche a conclusione della giornata, quando il Pontefice ha ricordato di pregare per la “martoriata Ucraina” e di non dimenticare Gaza, Israele e il Myanmar.
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