Quando lo scorso febbraio il ministero delle Infrastrutture diede l’annuncio che dal 21 al 22 giugno Cagliari avrebbe ospitato il G7 dei Trasporti in tanti hanno accennato a un sorriso beffardo.
Perché? La nostra Isola non sembra proprio rappresentare un’eccellenza nei trasporti, anzi.
I Vescovi sardi hanno delineato con precisione le carenze, dati alla mano, in un comunicato che pubblichiamo nella pagina successiva.
Un deficit atavico quello dei collegamenti interni ed esterni. I primi vedono una sola dorsale ferroviaria costruita alla fine del XIX secolo con un esproprio selvaggio delle terre dei sardi: basti pensare che territori come quelli del Sarrabus o dell’Ogliastra sono finiti nel computo delle cessioni in cambio della costruzione dei binari senza che una traversina sia stata posata in quelle zone.
Per di più esistono ancora territori dove lo scartamento ridotto è l’unico sistema di trasporto su binari. Non c’è traccia di rete elettrificata, né alta velocità degna di tale nome (Freccia Rossa o Italo solo in foto o per chi viaggia nella penisola), mentre il doppio binario muore tra san Gavino e Oristano.
Dal lato strade non è che vada meglio: niente autostrade, un’unica superstrada, la 131, cantiere aperto almeno dagli anni ’90, con il tratto che va da Abbasanta a Sassari sul quale le sospensioni di auto e camion sono messe a dura prova. Spesso gli autobus di linea si fermano a lato della strada, magari per aver preso una buca.
Quanto alle altre statali la nuova (?) 554 è già un cantiere: forse entro l’estate verrà consegnata, mentre la nuova 125 manifesta carenze nel reggere la mole di traffico (chi ha progettato avrà stimato il flusso veicolare?).
Da tralasciare i collegamenti nelle zone interne o sulle statali minori, dove i percorsi tortuosi di fatto isolano quelle popolazioni, che già scontano pesanti tagli nei servizi, compresi i collegamenti pubblici su gomma.
Lato mare non ne parliamo. I tre porti principali manifestano gravi carenze e i collegamenti da e per la Penisola sono a prezzi poco competitivi, specie in estate. Anche l’adozione di una flotta regionale, purtroppo, non ha sortito effetto, anzi ha provocato l’intervento dell’Unione Europea, alla quale i Vescovi chiedono però di riconoscere la specialità della Sardegna. Una battaglia che non riguarda solo i trasporti ma anche, ad esempio, l’energia.
Capitolo a parte i collegamenti con le isole minori ora privatizzati, anche se spesso è un lusso andare a Carloforte o La Maddalena.
A chiudere il settore aereo con la continuità territoriale che, a novembre, dovrebbe essere modificata dal nuovo bando, con il quale però si dovranno superare i disagi e le carenze manifestate in termini di puntualità e assistenza dei passeggeri. Resta l’incognita dello scalo di Alghero che oggi non movimenta più i passeggeri di un tempo dopo l’abbandono delle low cost.
Questa in estrema sintesi il poco edificante panorama che la Sardegna offre di sé ai ministri dei trasporti del G7.
Il 21 e 22 giugno al centro dell’incontro ci sarà il tema della sostenibilità sociale. «Il lavoro che stiamo cercando di fare – ha detto nei giorni scorsi il ministro dei trasporti e delle infrastrutture Graziano Delrio – è di rendere il sistema economico e sociale italiano in grado di competere anche nei prossimi anni e dobbiamo scontrarci con dei ritardi». E tra i ritardi ci sono proprio trasporti e infrastrutture. «Il mercato – ha detto ancora del Rio – ci impone di seguire con decisione questa strada e per questo dobbiamo farci trovare preparati, bisogna che le politiche di sostenibilità diventino sempre più realtà».
Chissà che, per una volta, mercato e sostenibilità si incontrino alla Manifattura tabacchi di Cagliari, sede dell’incontro del G7 sui trasporti.
Roberto Comparetti
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