Dal Vangelo secondo Luca
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesa-re, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea. Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Commento a cura di Matteo Vinti
Per una strana confusione, tanti nostri amici e fratelli uomini, pensando al cristianesimo, pensano a una dottrina su Dio o a una sorta di galateo di regole etiche e di valori: una dottrina da discutere, eventualmente da cambiare o da correggere; un galateo morale con il quale si possono trovare alcuni valori comuni, altri da combattere.
Per una perciò sorprendente convinzione, il colto medico e pittore di lingua greca Luca di Antiochia inizia invece a parlare del cristianesimo con una serie di nomi di potenti della storia – l’imperatore, il governatore, vari re e sommi sacerdoti – per giungere a dire: in questa data, attorno al 28 d.C., si pone il principio dell’evento di Gesù Cristo.
In questo modo, però, Luca dice la novità cristiana: non anzitutto una teoria su Dio, sull’anima, sul mondo; non un ricettario di consigli morali, snocciolati per non sbagliare e vivere meglio la vita; no: piuttosto l’avvenimento, l’evento inaspettato e sorprendente di un uomo in cui Dio si rende presente in mezzo a noi, in cui l’origine e il fine dell’universo si fa carne della nostra carne e osso delle nostre ossa.
In questa storia di imperatori, re e governatori, di repubbliche e di dittature, di governi cangianti ma, sotto sotto, una storia sempre uguale a se stessa, irrompe la novità del Dio che si vuole coinvolgere con gli uomini. E mentre questo roboante incedere di grandi della storia si rivela, sotto sotto, come un tumultuoso deserto in cui non fiorisce nulla, in un ben più piccolo deserto la «parola di Dio» scende su un uomo di non eccelsi natali, Giovanni figlio di Zaccaria. E lui presta alla parola di Dio la sua voce.
«Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!»: eccolo qui, l’ultimo e il più grande dei profeti: di quelli che parlano davanti a Dio, che dicono la parola di Dio, che richiamano a stare attenti a Dio. Chissà se avranno ascoltato in tanti la sua voce, se in quel deserto avrà gridato ai sassi, alla polvere e agli sterpi, e quanti di coloro che l’hanno udita avranno provato a capirla, e quanti invece si saranno semplicemente fatti affascinare dalla voce di un fenomeno da baraccone vestito di peli di cammello e con una dieta a chilometro zero!
La grande storia è un deserto. Quanto abbiamo bisogno in questo deserto di gente che ci richiami ad ascoltare e a obbedire al Dio che ci parla! Quanto abbiamo da domandare di incontrare un profeta, e ancor più di starlo ad ascoltare e di disporci alla conversione, a una nuova mentalità in cui Dio abbia il suo posto, il suo spazio! Quanto abbiamo bisogno di qualcuno che abbia nella voce il timbro, la parola, la presenza di Dio, e che ci richiami a rendere semplice, diritta, la via con cui Egli ci raggiunge, ad eliminare le nostre complicazioni, le nostre tortuosità, i nostri pensieri che corrono per sentieri impervii ed interrotti!
«Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!»: ogni uomo la può vedere, perché è una salvezza che passa per una via semplice, una via che richiede la nostra semplicità. Perché un Dio che si fa carne, un Dio che fa risuonare la sua parola in voci d’uomo, un Dio che non se ne sta lontano, ma entra nel deserto della nostra storia con voce d’uomo, non ha bisogno d’altro se non della tua semplicità e della tua capacità di non renderti tortuosi i pensieri, per raggiungerti e farsi conoscere e amare.
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