Prevenzione e sicurezza in mare sono i compiti primari della Guardia costiera Parla Andrea Fioravanti, a capo della sala operativa della Capitaneria di Porto di Cagliari. Per l’estate oltre 100 uomini e 30 mezzi nautici a disposizione.

EvidenzaPrevenire e sanzionare quando si ravvisa una violazione. Su questi due elementi poggia l’attività della Guardia costiera, specie nel periodo in cui molti vanno in vacanza.

«In realtà – specifica Andrea Fioravanti, comandante della sala operativa della Capitaneria di porto di Cagliari – il nostro impegno è costante nell’arco dell’anno, viste le condizioni favorevoli nella nostra Isola. Nei mesi estivi cresce poi il numero di persone che in maniera differente hanno a che fare con il mare, dai dipartisti ai bagnanti. Per tutti comunque siamo a disposizione per intervenire in caso di pericolo ma anche e soprattutto per aiutare a far sì che chi decide di andare per mare lo faccia con tutte le precauzioni possibili».

Come ogni anno il dispiegamento di mezzi e uomini è notevole: 100 militari della Capitaneria e 30 mezzi a disposizione per controllare una buona parte della costa sarda che va da Arbatax a Bosa. «Abbiamo – dice ancora il comandante – la possibilità di rapidi interventi nel giro di pochi minuti, con mezzi capaci di arrivare anche sotto costa oppure che possono giungere molto velocemente anche in alto mare. L’indicazione che vorremmo dare è che ci si informi sulle condizioni meteo marine prima di uscire e si verifichi lo stato del natante».

La campagna di sensibilizzazione di maggiore importanza è di certo «Mare sicuro», che, come ogni anno, va da giugno a tutto settembre. «Si tratta – aggiunge Fioravanti – di un impegno importante in un’ottica di prevenzione, anche se non mancheranno gli aspetti repressivi. L’elevato numero di frequentatori tra diportisti e bagnanti può essere fonte di possibili infrazioni che, come Capitaneria, dobbiamo reprimere. Al contempo è però nostra premura far sì che le persone vengano informate su come evitare comportamenti scorretti che sfociano poi in sanzioni».

Di vitale importanza nel lavoro della Guardia costiera è il numero blu, il famoso 1530, che va composto per ogni emergenza. «In quel caso – specifica il comandante – scatta un sistema in grado di mettere subito in contatto la persona che richiede assistenza con il più vicino nei nostri uffici, e, in tempi relativamente brevi, i nostri uomini intervengono sul posto. Cerchiamo per quanto possibile anche di realizzare una pacifica convivenza tra diportisti e bagnanti, entrambi devono attenersi ad alcune regole specifiche: il limite dei 200 metri entro la costa per chi nuota e lontano dalla spiaggia per chi invece va su un natante, così l’uso del palloncino di segnalazione per i sub e la distanza di sicurezza di 100 metri dei natanti da chi sta pescando sott’acqua».

Regole semplici, la cui applicazione diventa il modo migliore per prevenire incidenti di qualunque natura.

Sullo sfondo resta quello che è il compito primario degli uomini della Guardia costiera: il salvataggio di chi è in mare e si trova in difficoltà, migranti compresi. Anche gli uomini delle Capitanerie, loro malgrado, sono diventati bersaglio di critiche.

La legge del mare prevede che chiunque può e deve salvare chi si trova in difficoltà: questo è più che mai vero per uomini e donne che hanno scelto di dedicare la loro vita al servizio di chi va su una barca o per chi fa il bagno in spiaggia.
Per cui chi va per mare, militare o civile che sia, ha l’obbligo morale e materiale di soccorrere chi è in difficoltà, poco importa il colore della pelle e la nazionalità. Va salvato sempre e comunque.

Roberto Comparetti

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