Professori trasferiti nella penisola per carenza di cattedre Per decine di insegnanti l'obbligo di una nuova sede in altre regioni

professori traferimentiSi tratta di docenti che non avendo trovato cattedre disponibili in Sardegna sono costretti a lasciare l’Isola perché assegnati ad altra sede.

Tra di loro anche Fabrizio Agus, giovane professore di storia e filosofia. «A seguito della mobilità – dice – sono stato trasferito al liceo di Sestri Levante in Liguria. Non dovrei avere delle classi ma dovrei svolgere un ruolo di potenziamento, che, alla fine, si traduce in un impegno sia in progettazione ma, anche e troppo spesso, nel sopperire a possibili mancanze di docenti. La questione però è che in contemporanea ho vinto la selezione per il corso di formazione per le attività di sostegno dell’università di Cagliari».

Per Fabrizio quindi da un lato la necessità di proseguire il corso appena iniziato dall’altro il trasferimento in Liguria.

«Ciò che lascia interdetti – dice ancora Agus – è che in Sardegna, così come anche in Sicilia, verranno utilizzati professori precari per il sostegno, pur non avendo l’abilitazione né tanto meno specializzazione, mentre io che sono docente di ruolo, abilitato, con anni di insegnamento e che sto facendo un corso di specializzazione, non ho la possibilità di accedere ai posti di sostegno disponibili».

C’è poi un altro dato: a fronte della richiesta di 500 insegnanti di sostegno nelle classi delle superiori, il corso di specializzazione universitario dispone solo 35 posti. « Per cui – riprende Fabrizio – la frequenza al corso di specializzazione ha un valore immenso che non può andare perso, mentre il Ministero, con questa disposizione, non garantisce la scuola di qualità che gli studenti meriterebbero, soprattutto quelli con disabilità».

Lo stesso discorso vale per Anna Masala, insegnante di Filosofia. «Io come altri – dice – faccio parte di quella schiera di docenti trasferiti d’ufficio in altra sede, lontana dalla Sardegna.

Dopo l’esperienza dello scorso anno, alcuni di noi hanno compreso sulla propria pelle come sia impossibile proseguire questo tipo di vita, lontani dai propri cari e dalla propria famiglia. Per cui molti sono in aspettativa non retribuita, oppure in congedo parentale, che determina una decurtazione della retribuzione al 30 per cento, con il serio rischio che, nel giro di due anni, si possa arrivare alla perdita del lavoro».

Per chi ha dieci o venti anni di esperienza tra i banchi, alcuni dei quali anche nel sostegno, fare le valigie non è una cosa semplice. In tutti i professori c’è la consapevolezza che, per una scuola di qualità, gli insegnanti devono essere formati e specializzati.

«Per poter venire incontro alle tante esigenze del sostegno – spiega ancora Anna – sarebbe necessario un urgente intervento del Ministero che autorizzi corsi di formazione ad hoc, in modo che la penuria venga compensata con personale specializzato e con esperienza. D’altronde si tratta di personale già dipendente del Miur e con i titoli per poter insegnare. È fondamentale che si intervenga al più presto, in modo che il prossimo anno il problema non si ripresenti nelle stesse modalità. Il tempo sta passando e il rischio è che non si arrivi a una soluzione capace di dare risposte a tutti: famiglie, professori e scuole. Lavorando insieme, seduti attorno a un tavolo, si può discutere e uscire dall’impasse».

Roberto Comparetti

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