Ansia e depressione. Disturbi da non sottovalutare e in grado di rovinare, talvolta distruggere, la vita delle persone. Specialmente ai giorni d’oggi. Durante il primo anno di pandemia, l’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato un aumento del 25% dei casi di ansia e depressione a livello globale. La Sardegna, nel biennio 2021-22, ha contato circa 160mila persone colpite, numero più elevato a livello nazionale. È necessario puntare la lente d’ingrandimento sul fenomeno, sempre più difficile da combattere e impossibile da ignorare.
Ne abbiamo parlato con Federica Pinna, direttrice della Psichiatria dell’ospedale San Giovanni di Dio, a Cagliari.
*************************************************************************************************La Sardegna è la regione con il più alto tasso di depressione in Italia. Perché l’isola soffre così tanto in termini di salute mentale?
I fattori possono essere molteplici. Prima di tutto, la Sardegna registra una delle età medie più alte a livello nazionale e l’età avanzata rappresenta la fascia maggiormente a rischio per depressione e suicidio. È un altro fattore l’isolamento, che si associa a solitudine, minore rete di supporto sociale e scarsa possibilità di ricevere un’adeguata assistenza sanitaria. Salute fisica e mentale, strettamente correlate. Non dimentichiamo la crisi economica, lo stato di disoccupazione, lo stato di povertà e di precarietà, soprattutto in alcune province della nostra regione.
Come vivono la psichiatria i giovani? Quali disturbi mentali riguardano gli adolescenti e perché?
La recente pandemia ha comportato un esponenziale incremento dei disturbi mentali, soprattutto nei giovani e nei giovanissimi. Oltre ansia e depressione, in questa fascia di età aumentano i disturbi da uso di alcol e altre sostanze, disturbi del sonno, del comportamento alimentare, l’autolesionismo. Anche i disturbi nelle relazioni, quindi un calo delle abilità sociali e le dipendenze comportamentali, tra cui l’uso problematico di internet e dei social. Pensiamo al fenomeno online delle sfide sul peso corporeo, all’esposizione continua a modelli estetici ideali, alle sfide estreme di “coraggio” che sembrerebbero avere un ruolo nei casi di suicidio. Da un lato i giovani sono sempre più fragili e insicuri, dall’altro risentono delle aspettative di standard elevati, mettendo in relazione il loro senso di amabilità con il raggiungimento di questi standard. La tendenza è aderire a modelli esterni piuttosto che a un proprio modello interiore.
Quanto influiscono scarsa informazione e stigma sull’aumento dei casi di ansia e depressione?
Moltissimo. La scarsa informazione, lo stigma nei confronti delle problematiche di salute mentale e il timore di essere etichettati come “malati di mente” tengono le persone che ne hanno bisogno lontane dai servizi e dalle cure appropriate. Portano a emarginazione, rifiuto, pregiudizio e discriminazione, che aggravano la sofferenza di chi è affetto da un disturbo mentale e dei suoi familiari. È quindi fondamentale informare e sensibilizzare su questi temi, con lo scopo di superare i tradizionali stereotipi associati alla malattia mentale e alle cure psichiatriche, avvicinando le persone e le famiglie ai servizi di assistenza.
Qual è l’approccio più adatto per il trattamento e la cura dei disturbi mentali?
L’approccio attuale dovrebbe essere alla persona e non alla malattia. In psichiatria si sta andando sempre di più nella direzione della medicina di precisione, con l’individuazione di percorsi di cura altamente personalizzati che possano garantire massima efficacia e tollerabilità. Gli approcci più comuni sono quello farmacologico e la psicoterapia, ma negli ultimi anni hanno ricevuto grande attenzione anche gli interventi sullo stile di vita in termini di prevenzione e cura dei principali disturbi mentali, tanto da arrivare a parlare di “medicina dello stile di vita”.
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