Il legame tra santa Maria e Uta è più che secolare. I fedeli, ogni 8 settembre, sono sempre più numerosi nell’area del santuario. Sono così tanti che, da qualche tempo, in molti definiscono la zona come la piccola Lourdes della Sardegna. Una definizione che poggia, inevitabilmente, sul crescente numero di devoti alla Madonna che si recano, pellegrini, nel complesso posto alle porte della cittadina dell’Area vasta cagliaritana.
La festa per Santa Maria inizia con il tradizionale novenario. Da alcuni anni i parroci del territorio arrivano a Uta, insieme ai propri fedeli, per la celebrazione della Messa che precede i grandi festeggiamenti dell’8 settembre. La festa prosegue poi per un’altra settimana fino al 15 settembre. Oggi, infatti, la festa di santa Maria si conclude con la celebrazione dedicata agli ammalati. Sono sempre più i tanti che, pur affetti da qualche malattia, non mancano alla celebrazione, accompagnati da parenti o dalle tante associazioni di Misericordia che operano nel territorio. Quest’anno la celebrazione è prevista alle 17 ed è presieduta da don Fabrizio Pibiri, cappellano dell’ospedale Oncologico Businco di Cagliari. I presenti alla celebrazione possono anche accostarsi, se lo desiderano, al sacramento dell’Unzione degli infermi. La festa di Santa Maria è anzitutto molto sentita dagli abitanti di Uta. Pur non essendo patrona, gli utesi la considerano la celebrazione più importante dell’anno, con festeggiamenti civili che si associano a quelli religiosi. «È sempre stata una festa molto sentita – afferma il parroco don Roberto Maccioni – dagli utesi prima di tutto ma anche dai numerosi devoti residenti nei paesi del circondario, soprattutto dal Sulcis. Negli ultimi anni sto notando un afflusso sempre più crescente di pellegrini ai vari momenti che costituiscono la festa di Santa Maria. Qualche tempo fa ho scritto un libro che racconta tutti gli avvenimenti accaduti per intercessione della Vergine. È stato un modo per far capire quanto è sempre stata forte e radicata la devozione per Santa Maria nel territorio. Questo volume, unito alla decisione poi di celebrare il novenario insieme ai fedeli provenienti dalle parrocchie del territorio, ha portato a un notevole incremento dei fedeli che desiderano vivere la festa della Natività di Maria nel nostro santuario diocesano».
La festa ha infatti il suo culmine nei giorni del sette e dell’otto settembre. La prima giornata è scandita dalla Messa della Vigilia, quest’anno presieduta dal cardinale Arrigo Miglio, amministratore apostolico della diocesi di Iglesias e vescovo emerito di Cagliari. Al termine della celebrazione le strade di Uta sono percorse dal simulacro di Santa Maria con numerosi fedeli al suo seguito o fermi ai bordi delle strade. L’8 settembre, giorno in cui si ricorda la natività di Maria, sono sei le diverse celebrazioni eucaristiche che si susseguono nel santuario a partire dalle sette del mattino. Alle 10 è prevista tradizionalmente una seconda processione del simulacro per le vie della cittadina.
La conclusione della festa è invece affidata, otto giorni dopo, alla celebrazione eucaristica dedicata agli ammalati, prevista questo pomeriggio alle 17. «La Messa odierna – sottolinea don Roberto – è presieduta da un cappellano ospedaliero. Don Fabrizio è un sacerdote che porta avanti il suo ministero sacerdotale quotidianamente accanto agli ammalati. La conclusione dei festeggiamenti di Santa Maria, con un momento riservato in particolare a quanti sono affetti da varie patologie, affonda le sue radici nella testimonianza di Teresina Loche. Scomparsa qualche anno fa, questa donna aveva chiesto, come ringraziamento alla Madonna per la propria guarigione, che venisse ricordato questo fatto mediante la celebrazione di una Messa appositamente per gli ammalati. Lei stessa si era recata personalmente dall’allora arcivescovo Botto dicendogli che una festa, fra le tante che si celebravano a Uta, poteva essere celebrata pensando agli ammalati. E, per questo motivo, nasce questo momento inserito a conclusione dei festeggiamenti di Santa Maria». La festa per la Vergine si realizza dunque nell’arco di due settimane, nel corso delle quali i fedeli si recano pellegrini al santuario, perché Santa Maria realizzi quella grazia che custodiscono nel profondo del proprio cuore.
ANDREA PALA
Kalaritana – Avvenire di domenica 15 settembre 2024
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