«Viviamo il tempo del “sentito dire” che diventa più che mai “nero su bianco”, anche quando ciò che viene sparso attraverso nuovi e vecchi canali di comunicazione non somiglia affatto all’originale».
Così il direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio, risponde alla sollecitazione di un lettore. Al centro della domanda e della successiva risposta ci sono le parole di papa Francesco all’udienza dello scorso 2 gennaio. In quell’occasione il Papa aveva sferzato i credenti ad essere testimoni autentici di fede, e non degli ipocriti. «Quante volte – ha detto Francesco – noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo. Ma se tu vai in chiesa, vivi come figlio, come fratello e dà una vera testimonianza, non una contro-testimonianza».
Il grande circo mediatico mondiale ha semplificato e, come sempre, ha travisato il ragionamento del Papa: meglio essere atei che cristiani ipocriti. C’è chi addirittura si è messo a fare le pulci al discorso del Santo Padre, contestando la bontà delle affermazioni. È così nata la classica discussione sul web, utile quanto un fiammifero spento, amplificata a dismisura anche da chi si professa credente e fedele alla Chiesa, salvo poi mostrare il contrario sulla propria pagina social.
Lo stesso ragionamento fatto dal direttore Tarquinio è valido per quanto accaduto domenica al termine dell’Angelus. Si celebrava l’Epifania del Signore e, prendendo spunto dalla visita dei Magi a Betlemme, il Papa ha ricordato il dovere di accogliere il fratello bisognoso. «Non permettiamo – ha detto Francesco – alle nostre paure di chiuderci il cuore, ma abbiamo il coraggio di aprirci a questa luce che è mite e discreta».
«Erode e gli scribi di Gerusalemme – ha evidenziato il Papa – con il loro cuore duro, che si ostina e rifiuta la visita di quel Bambino rappresentano quanti, anche ai nostri giorni, hanno paura della venuta di Gesù e chiudono il cuore ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di aiuto». Nei saluti finali Francesco ha poi specificato meglio quanto detto in precedenza. «Da parecchi giorni – ha detto il Pontefice – quarantanove persone salvate nel Mar Mediterraneo sono a bordo di due navi di Ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone».
Un appello al quale l’Europa è rimasta sorda e che nel nostro Paese ha messo in luce le divergenze in seno al mondo politico. Il richiamo è all’intera Europa, tutta, nessuno escluso, perché si faccia carico di chi è in difficoltà.
Eppure il messaggio passato attraverso la gran cassa mediatica ha messo, ancora una volta, in cattiva luce il Santo Padre e la sua richiesta di umanità.
«Dentro e fuori la Chiesa – ha scritto ancora Marco Tarquinio al lettore dubbioso – c’è chi s’ingegna ad aumentare la confusione e sfrutta ogni mezzo della modernità per perseguire il proprio obiettivo».
Sta qui il «vulnus», il vero problema. Lo sdoganamento della comunicazione fai da te ha reso sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è vero simile.
Per questo una maggiore attenzione alle fonti dalle quali arrivano le notizie che riguardano la Chiesa aiuterebbe a sottrarsi alla dittatura del sentito dire.
Roberto Comparetti
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