Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Commento a cura di Rita Lai
«Ancora?!?» potrebbe chiedersi qualcuno. Anche in questa domenica si parla di amore…di questa parola usata e abusata che oggi indica un mondo, un universo. L’ascoltatore attento della parola di queste domeniche potrebbe davvero esplodere in un’esclamazione di questo tipo: “Ora basta”.
E invece no, non basta. Perché siamo arrivati qui, al limite a cui può arrivare “l’amare come” di cui parla Gesù in questo brano del Vangelo di Giovanni, e questo limite è la croce. Non esiste un basta, al contrario c’è sempre un oltre.
Se noi concepiamo l’amore come un processo umano che ha dei percorsi preferenziali, a tappe, che però ad un certo punto finiscono, sbagliamo. Forse l’amore umano è così. Quello di Dio e quello di cui parla Gesù in questo come in altri brani è diverso. È l’agape, l’amore che sa amare come Dio ama. Lo stesso amore con cui il Padre ama il Figlio.
E non ce n’è uno più grande, perché quella è la fonte e insieme la misura di ogni amore.
Noi non abbiamo nessuna idea di come possa amare Dio: ne abbiamo una traccia importante solo in Gesù Cristo e in come lui parla del Padre. L’amore del Padre è come quello del Figlio per noi, e quello del Figlio è di chi dà la vita per i suoi amici. Questo è l’amore più grande.
Se avevamo bisogno di avere un limite, un paletto, eccolo: dare la vita per chi si ama è l’amore più grande. E dare la vita non significa solo morire o darla in modo cruento. Dare la vita significa spendersi ogni giorno.
Conosciamo la concretezza di Gesù: egli non è un teorico, un sognatore. Parla a uomini concreti da uomo concreto. E parla anche a noi oggi così.
Questo Vangelo risulta veramente duro e forte…ma chi ci dice queste parola è Uno che ha realizzato quello che ci ordina. Perché questo è un comandamento: non si può scegliere.
Il discepolo ancora una volta non ha scampo, non può sottrarsi: deve fare una scelta, amare Gesù come Lui l’ha amato e amare i suoi fratelli. Lui ama dando la vita, noi dobbiamo amarci donando la vita.
Questo è l’unico comandamento che permette di rimanere in Lui e di rimanere nella amicizia con Lui. Amicizia: altra parola che oggi ha perso il suo significato, forse anche più di amore.
Indica le realtà più diverse e di segno diverso. L’amicizia di cui parla Gesù è speciale: l’amico (filos) si distingue dal servo-schiavo (dulos) perché è messo a parte di ciò che è più caro al suo padrone-amico. Gesù trasmette ai suoi amici quello che ha udito dal Padre, ossia li mette a parte del suo rapporto di amore e di conoscenza col Padre.
Li attira dentro questa sfera di familiarità e di confidenza col Padre. Al discepolo che ascolta questa parola, a noi resta l’appello di un amore “come”, di cui abbiamo un modello, un amore che dà la vita ma sa anche, in forza di questo, entrare in una sfera intima di alleanza e di vicinanza con Dio. E tutto questo solo grazia a Gesù Cristo.
È un comandamento e non è stata una scelta nostra: l’iniziativa è di Dio, a noi spetta come sempre rispondere o no. E rispondere amandoci. Il difficile, a volte impossibile parte dal di dentro: nel nostro intimo ci sono spazi infiniti, vastissimi, che noi, come in un gioco di bimbi, possiamo riempire di amore o di odio, di luce o di buio, di speranza o di disillusa disperazione.
Per noi discepoli del Signore c’è un’unica risposta.
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