V Domenica del Tempo di Pasqua (Anno C)
Amatevi gli uni gli altri
Dal Vangelo secondo Giovanni
Quando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui».
«Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito».
«Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri».
«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Commento a cura di Giovanni Ligas
Il Vangelo della quinta Domenica di Pasqua ci riporta al Cenacolo, al discorso di Gesù nell’ultima Cena.
Amatevi gli uni gli altri.
Nel brano sono presenti tre temi di riflessione spirituale.
1) La glorificazione di Gesù.
Dice il testo di Giovanni che Giuda, dopo aver preso il boccone, esce dal Cenacolo.
È l’inizio della Passione di Gesù ed è il tempo in cui l’amore di Dio raggiunge la pienezza della manifestazione.
Come è riportato negli Atti degli Apostoli, a casa di Cornelio, Pietro racconta in sintesi ciò che Gesù ha fatto, a partire dal battesimo di Giovanni Battista, e come «passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».
Gesù ha pregato, ha predicato, ha compiuto miracoli, ha confortato, ha incoraggiato. Il suo amore si è rivelato ovunque di fronte alle persone che incontrava e la croce ne è l’espressione massima.
In Gesù crocifisso, che offre la vita per la salvezza del mondo, è presente l’opera del Padre, che l’ha inviato nel mondo per attuare la redenzione, e c’è l’azione dello Spirito che trasmette a tutti la potenza dell’amore infinito.
La croce è il punto di maggiore umiliazione per il Messia ma nello stesso tempo è il momento in cui viene glorificato.
Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi: «Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome».
Dopo gli eventi della Pasqua e della Pentecoste gli apostoli comprenderanno come la morte di Gesù non sia il fallimento della missione terrena ma il conseguimento della vittoria sul male e come attraverso di essa egli venga glorificato.
2) Il comandamento nuovo. Gesù dice ai discepoli: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
È un comandamento presente già nell’Antico Testamento ma è nuovo perché occorre amare come lui ha amato.
Per mettere in pratica quanto Gesù chiede è necessario avere il cuore nuovo, ricolmo della presenza divina d’amore.
È questa forza d’amore, rivelatasi nella crocifissione del Figlio di Dio, che, se accolta nella propria esistenza, aiuta a dare il meglio di se stessi nella vita personale e sociale.
Per i cristiani la prima responsabilità è semplicemente quella di amare; e questo è reso possibile dall’azione dello Spirito Santo.
San Paolo afferma che la potenza divina d’amore è stata trasmessa dallo Spirito nel cuore dei credenti.
Lo Spirito apre il cuore all’amore fraterno e lo educa alla stima degli altri, ad apprezzare le persone alle quali si presta attenzione e a fare della propria vita un dono.
3) Il compito della fraternità.
Il comandamento nuovo comporta anche l’impegno per formare la Chiesa come comunità di amore e di servizio reciproco.
È sempre il dono dello Spirito che rende possibile la vita comunitaria e permette di curare relazioni veramente fraterne con gli altri. E l’Eucaristia è il nutrimento con cui si mantiene viva la presenza dello Spirito.
Uno dei tratti caratteristici delle persone che, ispirandosi alla Chiesa primitiva, favoriscono la fraternità è l’esercizio della gentilezza.
Nell’enciclica «Fratelli tutti» papa Francesco dice: «La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese.
Amatevi gli uni gli altri.
Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee.
Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti».
Questo modo di rapportarsi agli altri rende possibile una vita fraterna aperta a tutti e la testimonianza della fraternità, assieme all’esercizio della carità, è la forma più efficace che hanno i cristiani per diffondere il Vangelo.
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