Buon lavoro agli eletti e agli elettori

Dopo le elezioni vinte dal Centro sinistra inizia la nuova consigliatura

Anche in questa tornata elettorale regionale si conferma la tradizione che vuole l’alternanza di schieramenti politici alla guida della Regione. 

Mentre nel resto d’Italia si parla di terzo mandato, in Sardegna da tre decenni chi governa non viene confermato nella possibilità del secondo mandato. 

È di certo un dato politico importante, segno evidente che chi ha in mano il pallino non viene ritenuto capace di soddisfare le esigenze degli elettori.

Altro dato che trova conferma nelle elezioni regionali del 2024 è il pauroso vuoto ai seggi: quasi un sardo su due ha disertato le urne, l’affluenza si è fermata poco sopra il 52 per cento. 

In questo caso la disaffezione è indice di cattiva cittadinanza e, per chi si professa credente, è una grave omissione. 

«L’astensione dalla vita politica e dall’esercizio del diritto di voto – ha scritto nello scorso numero, il direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del lavoro, Ignazio Boi – è una tentazione che sottende un disimpegno dal dovere di esprimere, nella carità, quel senso di fraternità, condivisione e solidarietà alla base della società civile e della pacifica convivenza, uno degli elementi fondanti della dottrina sociale della Chiesa». 

Per questo, in un tempo caratterizzato dalla grande disaffezione, c’è bisogno di più impegno, di giovani che diano il loro contributo alla crescita della propria regione, del proprio comune.

Vanno quindi salutate con favore le occasioni di formazione politica, laboratori nei quali si confrontano le idee, si sviluppano progetti, si dialoga in modo costruttivo. 

In una fase storica segnata dalla disintermediazione, dove ognuno pensa a sé, vale per sé, senza alcuna considerazione dell’altro, occorre recuperare il senso della comunità, della «polis», riportando al centro la persona.

Senza questo indirizzo, diventa difficile pensare al bene comune, all’interesse collettivo: si rischia di lavorare per pochi eletti, tralasciando i tanti che, nel corso degli ultimi tempi, hanno dovuto affrontare le crisi senza i necessari strumenti, provocando l’allargamento della forbice tra chi ha troppo e chi ha troppo poco.

Governare in un tempo così complicato non è facile, ma è la sfida per chi si candida all’impegno politico.

In Sardegna le emergenze sono tante e sono note: l’elenco è decisamente lungo. 

La Presidente Todde, la Giunta che nascerà e il Consiglio regionale che verrà composto, avranno cinque anni impegnativi, perché le risposte da dare sono numerosissime. 

Ne elenca alcune anche l’Arcivescovo Baturi nel messaggio che pubblichiamo.

«Sono molte e urgenti – scrive – le questioni da affrontare in Sardegna con decisione e competenza: politiche del lavoro; contrasto alla povertà; promozione dell’educazione in tutte le sue espressioni, compresa la formazione professionale; trasporti e infrastrutture; politiche e servizi sociali di base, gestione e valorizzazione delle risorse ambientali, sanità territoriale e servizi domiciliari, politiche familiari».

Tutto ciò dovrà essere la priorità dei 60 consiglieri regionali, degli esponenti della Giunta e della Presidente.

«La politica – scrive ancora Baturi – è chiamata a custodire e a dare un futuro all’identità, al patrimonio di lavoro e cultura, del nostro popolo sardo».

Buon lavoro a tutti, dunque: agli eletti e a noi elettori, chiamati a chiedere conto delle scelte che verranno fatte.

Roberto Comparetti

Buon lavoro agli eletti e agli elettori.

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