«Il sistema che “anima” e sta alla base del nostro operato, ha finora consentito di concretizzare una vera accoglienza dei migranti». Ne è convinto Alessandro Cao, referente dei progetti per i migranti della Caritas diocesana.
«Attualmente – afferma – nei Centri di accoglienza straordinaria sono presenti 123 ospiti di nazionalità differenti, sia africana che asiatica. Con loro è stato possibile costruire dei veri e propri percorsi, grazie ai quali hanno potuto acquisire strumenti utili per poter stare nel nostro Paese avendo imparato la lingua, essendo stati impegnati in laboratori e corsi specifici, che hanno permesso loro di vivere esperienze di integrazione con la nostra realtà».
Il primo passo è stato quello di attivare percorsi di scolarizzazione affinché potessero acquisire le necessarie competenze linguistiche, senza le quali risulta più faticoso, se non quasi impossibile, parlare di integrazione. «Oltre all’alfabetizzazione – dice Valentina Coni che si occupa, per la Caritas, dei progetti di didattica formale – il primo elemento con il quale i migranti devono avere a che fare, abbiamo avviato percorsi di integrazione con le scuole. Oltre ad aver conseguito la licenza media, sette ragazzi si sono iscritti alle scuole superiori, mentre dodici giovani hanno affrontato un percorso di riconoscimento del titolo di studio universitario da parte dell’ateneo cagliaritano, attraverso l’ “European Passport for refugees”, un progetto del Consiglio d’Europa, patrocinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca».
Significative anche le esperienze con l’Associazione «Carovana Smi», con la quale la Caritas collabora dal giugno 2017, attraverso progetti culturali e di spettacolo che rappresentano un ulteriore motivo di crescita per i giovani migranti partecipanti. «Abbiamo inoltre coinvolto alcuni migranti – prosegue Valentina – in un laboratorio con alunni di varie scuole. In particolare studenti che hanno portato avanti progetti di alternanza scuola – lavoro: si tratta di progetti di teatro, come quello attivato presso la parrocchia san Gregorio Magno di Pirri, con l’istituto “Eleonora d’Arborea”, laboratori che si sono protratti per alcuni mesi, fino ad arrivare ad esiti scenici che hanno avuto buoni riscontri. Un altro laboratorio è stato portato avanti con gli alunni del liceo “Siotto” e con l’Associazione “Carovana Smi”».
Un’ulteriore collaborazione è poi nata con l’Agesci.
I capi hanno infatti chiesto ai responsabili dei Centri di accoglienza di ospitare gli scout per vivere una serata di condivisione, durante la quale i migranti hanno potuto sperimentare nuove relazioni e avviare dei rapporti che proseguono nella vita di tutti i giorni, semi di speranza per una vera e propria integrazione.
Per don Marco Lai, direttore della Caritas «l’impegno messo in campo dimostra che esistono buone prassi nell’accoglienza, a dispetto del racconto che viene fatto. Lavorare per dare risposte a queste persone bisognose di aiuto continuerà ad essere il nostro impegno».
Roberto Comparetti
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