Chiamati alle urne possiamo dire la nostra

In questa domenica le elezione per il rinnovo del Consiglio regionale

Domenica i sardi eleggono sessanta rappresentanti nel Consiglio Regionale e scelgono il Presidente della Giunta.

Per tutti, l’avversario da sconfiggere è il partito prevalente: l’astensionismo.

I sondaggi lo danno addirittura a oltre il 50%: una vera e propria sconfitta per la democrazia, un grave peccato di omissione per chi si professa cristiano.

L’insoddisfazione verso la politica e di sfiducia nei partiti richiede, a maggior ragione, la necessità di dire la propria, rifuggendo dallo stereotipo «tanto non cambia nulla».

L’astensione dalla vita politica e dall’esercizio del diritto di voto è una tentazione che sottende un disimpegno dal dovere di esprimere, nella carità, quel senso di fraternità, condivisione e solidarietà alla base della società civile e della pacifica convivenza, uno degli elementi fondanti della dottrina sociale della Chiesa.

Per questo, su sollecitazione dell’Arcivescovo, la Consulta per la pastorale sociale e del lavoro ha sviluppato una riflessione sulle principali emergenze dell’Isola, per orientare responsabilmente il coraggio di una scelta coerente con la fede in Gesù Cristo, ponendo al centro la persona e i beni comuni.

Scrive papa Francesco nella “Fratelli tutti”: «L’amore al prossimo deve diventare amore sociale e amore politico». 

La Sardegna manifesta criticità tali da evitare il pericolo della rassegnazione.

Nessuno può sentirsi escluso o inutile: occorre guardare non solo all’immediato, ma assumere una visione prospettica capace di ideare un futuro possibile per le giovani generazioni e le prossime.

Viviamo una evidente condizione di grave emergenza educativa.

È urgente ripartire dall’istruzione e formazione, aggiornamento professionale e riconversione delle professioni, capitalizzando le potenzialità dei lavoratori.

La transizione tra vecchie e nuove professioni va accompagnata da provvedimenti normativi atti ad evitare marginalità, consentendo a tutti l’opportunità di una degna occupazione.

La valorizzazione dei corpi intermedi e una ridefinizione del loro ruolo attivo è indispensabile per offrire un ausilio fondamentale, mediante l’esercizio della democrazia partecipativa.

Serve una sanità territoriale, per garantire il diritto ad una assistenza adeguata e accessibile, che tenga conto delle condizioni di viabilità e trasporti.

Il diritto al lavoro, fondamento della dignità della persona, va assicurato senza discriminazioni, ricercando le condizioni per la creazione di imprese e servizi in grado di generare posti di lavoro, con accesso egualitario.

I territori interni necessitano di servizi essenziali in prossimità e collegamenti agevoli con i centri principali, precondizione per arginare il triste fenomeno dello spopolamento.

Va assicurato il diritto alla mobilità esterna, inserito in Costituzione in relazione al principio di insularità, impiegando risorse per favorire condizioni paritarie con il territorio nazionale ed europeo e un sistema di continuità navale ed aerea potenziata.

Rispetto dell’ambiente significa preservare la natura nella sua diversità e riconvertire quanto già intaccato da inquinamento e sfruttamento.

L’impiego delle risorse provenienti dai fondi comunitari e dal PNRR andrà calibrato per fornire le necessarie risposte in termini infrastrutturali e di servizio, con una sensibilità ai temi della digitalizzazione e della automazione, senza trascurare le tradizionali e fondamentali attività produttive nei comparti agro-pastorale e artigianale.

Su questi temi non mancheranno attenzione, riflessioni e proposte della Chiesa di Cagliari.

La prossima Settimana sociale dei cattolici in Italia (Trieste 3-7 luglio) ha per tema «Al cuore della democrazia».

Vuol dire partecipazione. Ovvero, come cantava Giorgio Gaber, libertà.

Ignazio Boi – Direttore della Pastorale sociale e lavoro e Segretario della Consulta

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