Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino

II Domenica del Tempo di Avvento (Anno A)

Dal Vangelo secondo Matteo

In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».

Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».

E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.

Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?

Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”.

Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo.

Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.

Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.

Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

(Mt 3,1-12)

Da questo numero sarà don Luigi Castangia, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà teologica, a commentare il Vangelo.

Grazie a don Enrico Murgia per il servizio reso nelle ultime settimane.

Commento a cura di Luigi Castangia

La prima sfida che il Battezzatore pone ai suoi ascoltatori è: Convertitevi! Egli svela così il senso più autentico del gesto che compie.

Il battesimo infatti non è una purificazione esteriore, ma rinnovare la propria vita a partire dal cambiamento di mentalità, secondo quanto esprime il verbo greco della conversione, «metanoéō», letteralmente: cambiare opinione.

Tale revisione del proprio modo di pensare e così di guardare e di vedere il mondo ha il suo contenuto nello stesso annuncio cristiano, a cui Giovanni Battista introduce: «Il regno dei cieli è vicino…preparate la via del Signore».

Il battesimo di Giovanni era un disporre l’uomo nelle migliori condizioni per accogliere il Signore, educava all’unico atteggiamento giusto dell’uomo che non abbia ancora incontrato Cristo: l’attesa.

Franz Kafka diviene profeta dell’umanità che aspetta ancora: «Anche se la salvezza non viene, voglio però esserne degno a ogni momento» (G. Janouch, «Colloqui con Kafka»).

La conversione tuttavia non è un semplice cambio di opinione nell’ambito di chiacchere da salotto o di talkshow televisivi.

Convertitevi.

Il Battista incalza, esortando a fare un frutto degno della conversione: egli esplicita così che la fede non è un semplice assenso teorico, ma, da buon israelita, è persuaso che la fede sia una proposta pertinente al cuore, ossia alla sfera più profonda dell’essere umano, costituita di ragione e affezione intimamente legate.

Rinnovare la ragione, evitando di conformarsi alla moda del momento, significa cambiare il proprio sguardo sul mondo e tale novità di vita si mostra nell’agire, non come lo sforzo del cristiano buonista, assillato dal dovere del buon esempio.

La novità di vita emerge senza forzature.

Cristo, nuovo principio di conoscenza e di azione, muove il credente, senza che questi se ne sia pienamente consapevole.

Frutto degno della conversione è dunque aderire con tutta la propria umanità alla proposta cristiana. 

In tale contesto non è più privilegiato l’intelligente e il dotto, né la provenienza etnica o religiosa.

Giovanni si rivolge ai farisei e ai sadducei: «Non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo».

L’onnipotenza di Dio può creare ovunque dei figli di Abramo e, a partire dalla materia più inerte, può plasmare cuori che gli corrispondano.

La tentazione ricorrente è di leggere il Vangelo come un bel racconto del passato, incapace di scalzare la posizione del nostro cuore sonnolento.

La sfida del Battista è in realtà sempre attuale.

Convertitevi.

Sant’Agostino ammoniva così i suoi uditori: «Se siamo buoni, siamo frumento nella Chiesa di Cristo; se siamo cattivi, siamo paglia nella Chiesa di Cristo […]. Il vento non porta via il grano dall’aia. Ebbene, dal posto ove ti trovi, riconosci che cosa sei» (Esposizione sui Salmi, 36, 3.19).

Occorre lealtà con se stessi per comprendere dove siamo, quale sia cioè la posizione del nostro cuore davanti a Cristo.

RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright Il Portico