«La missione, la “Chiesa in uscita” non sono un programma, una intenzione da realizzare per sforzo di volontà. È Cristo che fa uscire la Chiesa da se stessa. Nella missione di annunciare il Vangelo, tu ti muovi perché lo Spirito ti spinge e ti porta».
Sono parole che papa Francesco rivolge a tutta la Chiesa, cioè a tutti i battezzati, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2020.
Il messaggio di quest’anno è in continuità con il mese missionario straordinario celebrato lo scorso anno che aveva come tema «Battezzati e Inviati» e da questa coscienza sorge il tema di quest’anno «Eccomi, manda me!».
Lo slogan che ci accompagna a vivere concretamente questo tema è “Tessitori di Fraternità”.
L’adesione a Gesù Cristo e al suo Vangelo non è appena una questione dottrinale e intellettuale ma implica scelte di vita concrete, un impegno che ci porta in prima persona a dare la vita per il Vangelo attraverso gesti concreti quotidiani.
È questo il missionario!
Ogni battezzato è perciò chiamato a far conoscere la bontà, la misericordia e l’amore di Dio per tutti gli uomini, attraverso l’accoglienza e la fraternità.
Se la logica del Mondo continua ad essere l’economia capitalista e il business, noi cristiani dobbiamo scegliere la logica del Regno, che mette al primo posto il bene comune e non solo di alcuni.
La logica del Regno che mette l’Amore e la Misericordia sempre prima di norme e riti.
Ricordo due frasi che tempo fa lessi su un muro di Roma: «Più messa, meno messe! Più case, meno chiese!».
E io aggiungerei «Più Chiesa, meno chiese!».
Sembra sempre più utopia l’esempio della Chiesa primitiva, dove i cristiani vivevano la Comunione dei beni e l’unità fraterna.
La Chiesa primitiva è la vera Chiesa tradizionale!
Una Chiesa che non era chiusa in sterili ritualismi ma che portava la vita nel rito.
La Chiesa veramente missionaria non è quella che porta la liturgia nella vita ma la vita nella liturgia.
Quest’anno non possiamo non tener conto del contesto storico che stiamo vivendo, in mezzo a tante sofferenze provocate dalla pandemia e le enormi difficoltà che la società sta incontrando.
Per questo la Chiesa Italiana ha scelto come sotto-tema «Tessitori di Fraternità».
Lo stesso Papa Francesco ci ha ricordato che il vero cristiano non è colui che non fa il male ma chi fa il bene.
Essere missionari vuol dire fare il bene con positività e creatività, significa andare in cerca di chi spesso ha perfino vergogna di chiedere aiuto, significa mettere da parte pregiudizi e discorsi di comodo per sporcarsi le mani, come hanno fatto i veri grandi santi e sante della storia.
Il primo a sporcarsi le mani è stato Gesù, che ha avuto il coraggio di smontare un castello fatto di credenze, interessi, giochi di potere e ipocrisie e si è schierato sempre dalla parte degli ultimi e degli esclusi.
Continua Papa Francesco nel suo messaggio: «Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga».
Che il Mese Missionario sia ancora una volta tempo di preghiera, di riflessione, di confronto, di ascolto della realtà che ci circonda e di risposta concreta alla chiamata di Dio.
«Eccomi, Signore, manda me. Voglio essere tessitore di fraternità!».
Don Gabriele Casu – Direttore Centro Missionario diocesano
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