Dimensione antropica e cambiamento climatico

Il tema al centro di un convegno questa sera alle 18 in Seminario arcivescovile

Dimensione antropica e cambiamento climatico.

È il killer mondiale più silenzioso e pericoloso: ogni anno «fa fuori» più di 4 milioni di persone.

Si chiama inquinamento ambientale, «compagno» del vivere quotidiano, nascosto  dietro l’apparente normalità dei nostri stili di vita.

La dimensione antropica del cambiamento climatico, vista dalla parte dell’uomo, sarà al centro della riflessione di Monica Peralta, medico internista della AOU di Cagliari, nel seminario su «Ecologia e salute» organizzato dalla pastorale della salute diretta in diocesi da don Marcello Contu, in programma questa sera alle 18 in Seminario.

Gas serra, dunque,  mettono in pericolo la salute umana?

I gas serra sono i costituenti naturali dell’atmosfera e di per sé non sono dannosi per la salute umana.

Lo diventano quando le loro concentrazioni aumentano nell’atmosfera in conseguenza delle “nostre extra-emissioni” producendo un potenziamento dell’effetto serra.

Le attività umane che emettono grandi volumi di questi gas nell’atmosfera sono il motore del cambiamento climatico.

I gas serra, aumentando eccessivamente, assorbono e trattengono il calore solare, incrementano le temperature globali, modificano i modelli di precipitazione, influenzano la velocità del vento ed hanno gravi implicazioni per gli ecosistemi e per le persone di tutto il pianeta.

L’innalzamento del livello del mare, lo scioglimento dei ghiacciai e gli eventi meteorologici mortali sono tutte conseguenze negative del cambiamento climatico.  

La stima dell’OMS per le morti per inquinamento ambientale è allarmante: i dati parlano di 4,2 milioni di decessi all’anno. Che cosa si può/deve fare per fermare questa strage?

Il progetto è ambizioso, ma realizzabile: arrivare a zero inquinamento.

Ognuno di noi è chiamato in causa.

Banali scelte come andare a piedi, in bici o utilizzare mezzi pubblici a zero emissioni, differenziare correttamente, non sprecare acqua, non sprecare carta, ridurre di qualche grado il riscaldamento di casa, spegnere sempre gli apparecchi elettronici anche quelli che rimangono in stand by, utilizzare lampadine a led, eliminare il più possibile la plastica, evitare gli imballaggi e comprare cibo sfuso e non preconfezionato, piantare un albero.  

Tra i problemi del contrasto alle malattie da cambiamento climatico, il paradosso sanitario. È chiamato a curare le patologie connesse al cambiamento climatico, ma nel contempo contribuisce alle emissioni. 

Il settore sanità contribuisce per il 4-5% alla emissione di gas serra nella atmosfera.

Senza un decisivo cambio di rotta, le emissioni a livello sanitario continuerebbero ad aumentare.

Non è semplice conciliare e garantire sicurezza negli ospedali, igiene, sterilità e zero emissioni.

Per fare un banale esempio, basti pensare alla pandemia da Covid 19, che ha generato un aumento dei rifiuti speciali, incrementando la “spazzatura medica”.

Certo non si deve assolutamente risparmiare sull’uso di questi dispositivi( mascherine,  guanti, tute, calzari) essenziali per la salvaguardia della salute e per la sicurezza sul lavoro.

Non è cosi che si pongono rimedi all’inquinamento sanitario.

Ma piuttosto ogni operatore del sistema sanitario deve sentirsi chiamato in causa nel ridurre gli sprechi anche involontari. 

Il cambiamento climatico è sempre colpa degli altri. Non ci sono responsabilità di ciascuno di noi? 

Si pensa che per mitigare il cambiamento climatico occorra ridurre l’uso di combustibili fossili e sviluppare forme di energia pulita, d’altro canto si teme che ciò porterebbe a una riduzione di posti di lavoro e quindi un aumento della povertà e del malcontento della popolazione.

In realtà gli eventi estremi stanno portando molte persone alla deriva per la perdita di lavoro secondaria alle catastrofi “naturali”.

Una transizione ben gestita verso l’energia rinnovabile può generare nuovi posti di lavoro in numerosi settori.

Dobbiamo porre fine alla logica del massimo profitto al minimo costo.

Dobbiamo sensibilizzare la popolazione che questa transizione è utile, migliora la qualità della vita e produce un ambiente sano .

Sicuramente è difficile invertire la rotta, a causa della grande inerzia delle forze in gioco, ma ognuno di noi può fare il suo, provando a mitigare le conseguenze.

Mario Girau

Dimensione antropica e cambiamento climatico.

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