«Devo dividermi tra l’impegno di amministratore diocesano di Viana, di rettore del Seminario e ancora assicuro il mio servizio nella parrocchia che ho guidato fino a pochi mesi fa».
Così don Giuseppe Spiga, sacerdote «fidei donum» in Brasile, racconta del suo quotidiano ed instancabile lavoro, portato avanti con grande forza di volontà. «La responsabilità – prosegue don Giuseppe – di guidare la diocesi, in attesa che venga nominato il nuovo vescovo, mi porta a essere continuamente in giro, per trovare le comunità, i sacerdoti, in un territorio grande quanto la Sardegna e con una viabilità piuttosto precaria. A questo poi si aggiunge il lavoro per la pastorale vocazionale, con i seminaristi da seguire. In questi giorni con l’equipe stiamo visitando le famiglie di quei giovani che chiedono di entrare in Seminario. Alcune si dicono contente altre invece fanno fatica ad accettare che il loro figlio segua la strada del sacerdozio. Ci sono casi nei quali in una famiglia protestante un figlio chiede di diventare cattolico e di essere ammesso in Seminario».
Un impegno, quello della verifica dei futuri presbiteri, che si fa sempre più serrato, alla luce delle problematiche che le cronache stanno mettendo in evidenza.
Da qui la necessità di una maggiore attenzione anche da parte di chi deve verificare se un giovane abbia o meno le qualità per svolgere il ministero sacerdotale.
Tra i numerosi impegni di un amministratore apostolico anche quello delle celebrazioni per i sacramenti, in particolare quello della cresima, così come l’incontro con i catechisti. «Qui – sottolinea don Giuseppe – si fa un incontro nel quale si radunano tutti i catechisti di una determinata zona, anche mille persone, con un’intera giornata dedicata alla formazione e all’evangelizzazione. Dopo la mattinata di studio, di meditazione e la Messa nel pomeriggio tutti i partecipanti vanno ad animare le strade della città, con canti, musica e balli».
A questo impegno si aggiunge l’incarico di chiudere tutte le feste patronali.
«È consuetudine che il Vescovo, e quindi oggi l’amministratore diocesano, debba partecipare alla chiusura dei festeggiamenti del patrono nelle diverse località».
Nella Chiesa brasiliana, così come in quella del Sud del mondo, alla carenza dei sacerdoti supplisce l’impegno dei laici. «In questa zona – dice ancora il sacerdote – molte cose sono delegate ai laici. Di solito nei villaggi il prete va una volta al mese, per cui tante cose vengono svolte dai catechisti, che non si limitano solo alla formazione. Un ruolo diverso rispetto a quello che i laici hanno nella Chiesa italiana, almeno secondo quanto accadeva dieci anni fa, quando l’impegno dei fedeli era più nel sociale che nelle dinamiche interne della Chiesa».
Un ultimo accenno don Spiga lo fa sul prossimo Sinodo dell’Amazzonia. «Qui in Sudamerica – conclude – ci si sta preparando a questo appuntamento nel quale sono certo, arriverà ancora un contributo importante dei laici, che hanno un ruolo supplenza rispetto ai sacerdoti, specie di quelli «fidei donum»: il numero è in calo. Si è passati dai 2-3000 degli anni ’70-’80 ai 250 presenti oggi. Un calo che porta a responsabilizzare maggiormente i laici».
Roberto Comparetti
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