Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore XIX Domenica del tempo ordinario (anno c) - 7 agosto 2016

la parabola del tesoro nascosto vgIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Lc 12,32-48


Commento a cura di don Walter Onano

In questa XIX Domenica del Tempo Ordinario le Letture si concentrano sulla dimensione escatologica della vita cristiana.

Sempre in tensione verso il futuro della salvezza, il discepolo di Gesù, cerca nel frattempo di impiantare il regno di Dio – sulla falsariga del Vangelo lucano – mediante la condivisione dei beni ai poveri. Può sembrare semplicistica questa esortazione “a vendere i beni e a darli in elemosina”, ma ciò rappresenta una costante evangelica nella struttura della sequela a Gesù. Infatti, in armonia con tutta la tradizione biblica e giuridica, Luca afferma che proprio la distribuzione dei beni è l’unico modo per riscattarsi dall’iniquità della ricchezza: iniquità che consiste o nel suo acquisto con furto, o nel suo possesso con avarizia, o in un uso caratterizzato dallo spreco. In più, questo della condivisione ai poveri, è l’unico modo di dare alla ricchezza un significato religioso.

Il brano del Vangelo odierno è composto da una raccolta di “detti” di diversa provenienza sull’esistenza cristiana come impegno responsabile e fedele. Nella prima parte tratta del tema della vigilanza ed è rivolto a tutti i discepoli: essi sono invitati a tenersi pronti, preparando il cuore, per la venuta di Cristo. È Lui, infatti, il tesoro, il bene prezioso, il Signore della gloria che diventerà il Servo dei suoi servi fedeli. Nella seconda parte l’accento è posto sul comportamento di quanti hanno ricevuto incarichi e particolari responsabilità all’interno della Chiesa.

Chissà quante volte ci siamo dimenticati di lasciare la chiave a casa. Uno sbaglio che spesso non lascia conseguenze, ma se dentro non c’è nessuno, allora si che sono guai. Bisogna stare sempre attenti, anche ai gesti semplici, ma essenziali. Pure il cammino nella via alla santità esige di ricordarci delle cose fondamentali e irrinunciabili. Camminare nella via della santità significa vivere la Parola di Dio nel presente, Parola che indica la sua volontà nell’oggi. È la riscoperta e la valorizzazione delle piccole cose di ogni giorno. Il nostro grigio monotono quotidiano inizia a risplendere di insospettata bellezza e acquista un fascino sottile e profondo.

Il Catechismo degli aduti della C.E.I. ribadisce lo stesso concetto: “La santità cristiana si incarna nella concretezza della vita quotidiana. Porta a far bene tutto quello che si fa, a concentrarsi sul momento presente, a non fare l’abitudine alle cose ordinarie. Una grande santità può maturare attraverso le piccole cose di ogni giorno”.

Vi racconto una piccola storia. In un villaggio indiano, il consiglio dei saggi decise la “prova di forza e coraggio” per i giovani: raggiungere in canoa la riva opposta del lago e trovare una penna d’aquila dorata. Chi l’avesse trovata, era il vincitore.

Il mattino dopo, tutti erano indaffarati. Quand’ecco arrivare un vecchio indiano, Volpe Scaltra, che abita dall’altra parte del lago. Egli disse ai ragazzi: “Devo tornare dalla mia tribù. Facendo il giro del lago a piedi arriverei a notte inoltrata. Qualcuno di voi mi può portare?”.

Tutti si scusano per via della gara, hanno fretta. Ma Piccolo Falco non sa dirgli di no. Al segnale tutti balzano sulle loro canoe. Piccolo Falco fa un po’ più di fatica; la canoa è più pesante, con lui c’è Volpe Scaltra. Gli altri commentano la sua poca furbizia. Piccolo Falco, vedendosi indietro, teme di arrivare troppo tardi. Ma Volpe Scaltra sorride felice e una voce interiormente lo rassicura: “Hai fatto bene, hai fatto bene!”.

Uno dopo l’altro tutti arrivano e corrono a cercare la penna d’aquila dorata. Arriva anche Piccolo Falco. Saluta Volpe Scaltra e corre alla caccia. Ma il vecchio lo trattiene: “Ieri sera, Bisonte Nero, il grande capo, mi ha detto: “A colui che ti porterà sull’altra sponda, consegnerai questa!”. E tira fuori, da sotto il suo poncho, fra lo stupore di tutti, una… meravigliosa penna d’aquila; la penna d’aquila dorata! “Sì” disse il vecchio, mettendo una mano sulla spalla di Piccolo Falco, “hai vinto perché ciò che più vale nella vita è la forza dell’amore e tu hai dimostrato di averla quando mi hai preso sulla tua canoa”.

Dio consegna all’uomo un cosmo ordinato e adeguato alle sue necessità, non un caos incomprensibile. Anche nel corso degli eventi, dove gioca la libertà dell’uomo, Dio interviene come Provvidenza e Regìa. Sta a noi trovare il nostro ruolo e impostare una rete di collaborazioni che tornino a vantaggio di tutti. Se faremo attenzione, ci accorgeremo che chi ci sta accanto ha per noi la “chiave di casa”; ci può guarire… Non possiamo ignorarlo. Lui va oltre e dona il suo tesoro ad un altro. Gesù vuole essere accolto da noi, per questo dobbiamo regolare i nostri orologi sull’ora di Dio, in modo da farci trovare pronti nel momento dell’incontro con Lui.

Dio viene, ma il suo arrivo è imprevedibile. Occorre trovarsi pronti e vigilanti. Sarà un’attesa sollecita, a significare che l’arrivo è certo, anche se sconosciuto nel tempo e nelle modalità, e desiderato. L’esistenza cristiana è attesa nel senso di apertura, tensione, speranza, anelito verso il futuro definitivo. Siamo dunque chiamati a vivere la dolorosa esperienza dell’essere sradicati, dell’essere continuamente trapiantati. La spiritualità cristiana ci invita a farci liberamente stranieri nella propria terra, nella propria casa, come il patriarca Abramo. Il cristiano vive altrove, nel cuore e secondo i piani di Dio senza lasciarsi imbrigliare. Egli è straniero e mendicante in cerca di ospitalità. Abitiamo solo tende provvisorie, abbiamo bagagli leggeri. Perché solo chi è staccato dalla vita abituale sa amare e apprezzare la bellezza, come ci insegna la vita di S. Francesco d’Assisi. È straniero, ma con le mani impastate nel quotidiano. La comunità e il fedele vivono nella coscienza della continua presenza del Signore che guida e dirige la Chiesa, e in una necessaria e saggia estraneità, che permette loro di vivere in totale libertà. L’Eucaristia, ogni Eucaristica, è veramente l’ora della venuta di Dio, è il momento in cui Dio è presente per servirci, per farci sedere a tavola. È l’ora in cui il Figlio dell’uomo viene glorificato. L’Eucaristia è un’ora in cui vegliamo veramente. Un momento che ci affida all’ora di Dio. Un’ora privilegiata se siamo preparati, con le lampade accese.

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