Due milioni di famiglie sono in povertà assoluta

I dati Istat certificano una situazione in peggioramento

Una mamma con la sua bambina in fila alla mensa di via Saponaro, quartiere Gratosoglio, gestita dalla Fondazione Fratelli di San Francesco. Milano, 15 Aprile 2013 ANSA/MATTEO BAZZI

Quasi due milioni di famiglie in povertà assoluta, circa 5,6 milioni di individui.

L’ultimo report dell’Istat conferma una deriva che non sembra trovare argine.

Complice la pandemia e ora il conflitto nell’Est Europa, continua a crescere il numero di persone che fa fatica a mettere insieme pranzo e cena, a vestirsi e a poter soddisfare i bisogni primari.

Ciò che balza agli occhi è che i diversi studi pubblicati periodicamente sul fenomeno offrono sempre indicazioni simili: proprio la staticità dello scenario è forse il fatto più drammatico, insieme alla constatazione che sono sempre le stesse categorie sociali ad essere colpite. 

Un destino ineluttabile per anziani, minori, famiglie numerose, stranieri e persone a bassa scolarizzazione.

Anche la distribuzione dei poveri segue sempre le stesse linee: nel 2021, la povertà assoluta risulta ancora più alta al Sud, mentre migliora al Nord per famiglie e individui.

Lo scorso anno l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta più alta si è registrata nel Mezzogiorno (10,0%, da 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord (6,7% da 7,6%), in particolare nel Nord-ovest (6,7% da 7,9%).

Dietro ai numeri però ci sono le persone, milioni di individui che non riescono ad andare avanti, molti anche con un lavoro, spesso precario, oppure con una pensione o altro sostegno al reddito, non sufficiente però ad assicurare i bisogni primari.

Per questo sta crescendo il numero di coloro che si rivolgono ai servizi sociali dei comuni, agli enti caritativi, in primis le Caritas, per trovare soluzioni alle loro necessità.

C’è però un elemento che dovrebbe far riflettere: la situazione è ancora più grave perché in questi ultimi anni sono state introdotte misure che avrebbero dovuto allentare la pressione proprio su quelle persone, invece sembra che gli strumenti messi in campo, parliamo di milioni di euro, non siano riusciti a sconfiggere la povertà, come qualcuno ha provato a sbandierare.  

Il dato più allarmante all’interno del rapporto Istat è quello sui minori: 1,4 milioni di ragazzi sotto i 14 anni non riesce a vivere con un livello di vita minimamente accettabile, con conseguenze che non si limitano soltanto al presente, ma interesseranno il loro futuro.

Gli effetti si riverberano sulle condizioni in cui studiano e sugli strumenti con i quali affrontano il percorso formativo, sulle opportunità di praticare sport, di avere una vita sana, di poter godere delle possibilità di gioco simili a quelle dei loro coetanei.

Una ferita di oggi con conseguenze sul loro futuro.

Accanto ai minori si ritrovano in povertà i cittadini non italiani: in questo caso un cittadino su tre è povero, e la metà dei minori poveri non è italiano. Il livello risulta essere cinque volte superiore rispetto a quello delle famiglie italiane.

Un fenomeno esteso che denuncia il ritardo con il quale i cittadini stranieri vengono accolti e riescono a inserirsi nelle comunità locali.

Di questo parla Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale del Povero, che si celebra il 13 novembre prossimo.

«Non si tratta, quindi, – scrive il Papa – di avere verso i poveri un comportamento assistenzialistico, come spesso accade; è necessario invece impegnarsi perché nessuno manchi del necessario. Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano perché io mi riscuota dal torpore in cui sono caduto».

Non assistenza dunque ma attenzione generosa. 

Roberto Comparetti

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