Nel nostro Paese l’evasione fiscale ha raggiunto i 130 miliardi di euro.
Secondo i calcoli effettuati dall’ufficio «Valutazione Impatto del Senato» in Italia il livello di evasione è decisamente alto: tra i 124,5 e i 132,1 miliardi di euro. In Europa siamo i primi in assoluto, un record di cui non andare fieri.
Come ha spiegato l’economista cagliaritano Vittorio Pelligra sulle pagine de «Il Sole 24 Ore» «chi paga le tasse non lo fa solo per sfuggire alle sanzioni. Tanti cittadini, in realtà più di quanti non si possa immaginare, pagano le tasse semplicemente perché lo ritengono giusto, per una forma di motivazione intrinseca. Gli inglesi la chiamano “tax morale”».
Ecco allora, secondo Pelligra, che «la reciprocità tra Stato e cittadini, la delegittimazione sociale degli evasori assieme alla valorizzazione e al riconoscimento dei contribuenti fedeli sono tre potenti leve che il Governo potrebbe azionare, da subito, per combattere l’evasione fiscale in Italia».
Secondo diverse stime il valore dell’economia sommersa sarebbe appena sotto il 20% del Pil. Quindi il «nero» è quasi un quinto di tutta la ricchezza prodotta dal Paese.
Siamo nella parte alta della classifica anche per la pressione fiscale, ma gli ultimi dati disponibili dell’Ocse, l’organizzazione dei Paesi più sviluppati, raccontano che Francia, Danimarca, Belgio, Svezia e Finlandia hanno livelli più alti (si tratta di Stati che sostengono sistemi di Welfare molto consistenti).
La pressione fiscale in Italia, secondo le stime del Ministero dell’Economia, è comunque destinata a crescere ulteriormente nell’anno in corso arrivando a quota 42,4 per cento.
Un altro dato interessante è quello relativo alle scelte in tema di esenzione fiscale.
Secondo il Rapporto annuale dell’Associazione per la legalità e l’equità fiscale (Lef), centro studi indipendente composto da ex-dirigenti dell’amministrazione fiscale, «è curioso che siano detraibili “le spese veterinarie” o “le erogazioni liberali a favore degli enti dello spettacolo” mentre, come avviene in genere in tutti i Paesi economicamente avanzati, non ci sia un adeguato sostegno attraverso il fisco alla famiglia».
Il problema principale resta quello della distribuzione del carico fiscale, che grava in larga misura su lavoratori dipendenti e pensionati, in particolare quelli ricadenti nella fascia media, in cui il prelievo alla fonte azzera le possibilità di evasione, almeno per l’Irpef.
Il fisco, in questo caso, colpisce il lavoro e la produzione, determinando un ampio «cuneo fiscale» tra retribuzione realmente percepita dal lavoratore e costo totale per l’azienda (in questo siamo al terzo posto tra i Paesi Ocse). Viene trascurata o addirittura penalizzata la famiglia con figli, come dimostrano anche gli ultimi dati Istat sull’incidenza della povertà.
Si ritorna così alla famiglia, al suo sostegno e alla necessità di politiche familiari.
Nei giorni scorsi Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari, ha commentato i dati Istat che confermavano l’inverno demografico.
«Non sono un profeta – ha detto De Palo – o un indovino, semplicemente se non si fa nulla, la demografia è inesorabile. L’Italia sta morendo, non c’è alcun dubbio. Eppure la politica sembra tergiversare, sembra trovare sempre un’altra emergenza».
Temi come evasione fiscale e sostegno alle famiglie fanno fatica ad entrare nell’agenda mediatica e politica del nostro Paese: eppure dal contrasto all’evasione fiscale si potrebbero ricavare risorse a favore delle famiglie e delle casse pubbliche, alleviando così le sofferenze ad entrambe.
Roberto Comparetti
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