Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Da questo numero sarà padre Mario Farrugia, docente alla Facoltà teologica, a commentare il Vangelo.
Il grazie a padre Gabriele Semino per il servizio svolto nelle ultime settimane.
Commento a cura di Mario Farrugia
All’inizio della Quaresima, la Chiesa ci fa incontrare il cammino che s’impone sul Signore in preghiera nel deserto. Per ben tre volte, chi sta al volante è il tentatore: fedele alla sua nomea, cerca di mettere alla prova quanto accadde nella scena precedente del battesimo al Giordano: (a) la discesa dello Spirito e il proclama celeste: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (3,16-17).
Gesù non sceglie di mettersi in situazioni compromettenti: ci si trova! È il Tentatore a voler vagliare l’identità di Gesù (“Se tu sei Figlio di Dio …, vv. 3 e 6) e l’autorevolezza dello Spirito (v. 1). Che guida sarebbe lo Spirito (v. 1), se il Tentatore avesse piena mano libera?
Le tre richieste allargano l’orizzonte e accentuano la posta in gioco: dal pane per sfamarsi (v. 3), alla spettacolarità dell’annuncio (vv. 5-6: al Tempio, il luogo più sacro), al dominio sul mondo intero (vv. 8-9, con l’obbligo però di mettere il Tentatore al posto di Dio).
Le tre risposte che Gesù indirizza al Tentatore hanno un unico senso e un’unica direzione: prende sul serio il primo comandamento, quello che regge l’intera vita credente.
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo … Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso … che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti» (Esodo 20,2-6).
Quanto il Tentatore mette alla prova è l’amore, la dedizione e l’impegno di Gesù che rende gloria al Padre che è nei cieli (Mt 5,11).
Matteo colloca le Tentazioni tra il Battesimo (3,13-17) e il Discorso sulla Montagna: invita il lettore a confrontarsi con un Gesù che inizia la sua missione e il nuovo Mosè che articola l’appartenenza al nuovo Popolo di Dio che è la Chiesa (capp. 5-7). Il Signore – messo alla prova come fu Abramo, pronto a sacrificarsi Isacco suo figlio (Gen. 22) – sottoscrive in pieno il punto cardine del vivere credente: il sostegno dalla parte di Dio. E lo fa, “incarnando” la Parola scritta di Dio nel proprio quotidiano.
Cita tre frasi bibliche, accogliendole in pieno: tramite la Parola scritta si aderisce a Dio, e alla sua volontà. Sono Deut. 8,3 e la centralità della Parola, Deut. 6,16 e la vera unione con Dio, e Deut. 6, 13 e l’autentico culto da dare a Dio.
Scrive Papa Francesco: «Quando la Sacra Scrittura è letta nello stesso Spirito con cui è stata scritta, permane sempre nuova. … Svolge la sua azione profetica anzitutto nei confronti di chi l’ascolta. Essa provoca dolcezza e amarezza» (Aperuit illis [2019] § 12).
Iniziando la Quaresima 2020, possiamo permetterci di ri-trovarci (a) discepoli, appresso al Signore? (b) uditori della Parola sperimentata dolce-amara? (c) veri adoratori che, insieme a Gesù, non anteponiamo nulla a Dio?
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