Gesù gli disse: «Zaccheo, scendi subito»

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 

Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

(Lc 19, 1-10)

Commento a cura di Carlo Rotondo

Non potevamo concludere in modo più bello il mese missionario se non rimeditando ancora una volta la splendida pagina dove Luca ci racconta l’incontro tra Gesù e il piccolo Zaccheo. 

Una sintesi perfetta di tutto quello che ci siamo detti nelle quattro settimane precedenti. 

Un incontro fatto di sguardi: Zaccheo che cerca di vedere quell’uomo incredibile, di cui sentiva parlare e Gesù che alzando il suo sguardo vede quell’omino, per certi versi, «invisibile» perché piccolo di statura: statura fisica e, purtroppo per lui, anche morale. 

Ed è interessante sottolineare la nota di Luca che dice che la folla impediva a Zaccheo di vedere Gesù.

Una folla «cieca», incapace, forse anche volutamente, di vedere quell’uomo basso di statura. 

Qui già sorge una provocazione: a che serve vedere Gesù se poi non sei capace di vedere il bisognoso che ti sta accanto?

Non sono credibili quei veggenti che vedono Dio, madonne e santi e poi  non vedono  poveri e  bisognosi. 

A quel punto Gesù ripete il primo gesto missionario: alza lo sguardo. Smette di guardare una  folla egoista e cieca e si concentra sull’«invisibile»: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua!». 

La missione vera e autentica ti vede, ti chiama per nome e si ferma da te e con te. Non sei più «invisibile», anonimo, NN, un numero di cella tatuato sul braccio. 

È meraviglioso lo sguardo missionario di Gesù che vede la parte buona di Zaccheo e tutta la sua potenzialità positiva mentre per la gente eri e resti il peccatore di sempre.

Luca mette a confronto i due modi di guardare: Gesù vede in Zaccheo cieli nuovi e terre nuove. 

La gente, la folla, invece, è capace di vedere solo il marcio di Zaccheo. 

Ricordo una splendida battuta di Madre Teresa di Calcutta: «Ci sono due modi di guardare la notte: lamentarsi perché c’è buio o gioire perché ci sono le stelle. Io preferisco gioire». 

Come potete ben notare, cari lettori e lettrici, non c’è bisogno di usare troppi soldi per cambiare la vita di Zaccheo: perché una missionarietà fatta di soldi senza cuore, senza sguardi, senza il tempo di fermarsi aiuta, certo, ma non trasforma la vita di nessuno. 

Il fatto, invece, incredibile è che chi usa soldi è proprio Zaccheo che distribuisce la metà dei suoi beni ai poveri e restituisce il quadruplo di quanto ha ottenuto rubando.

Ciò ci permette di dire che i soldi che si mandano in missione sono importanti ma non decisivi. 

Senza sguardi d’amore, senza chiamate per nome e senza la pazienza di fermarsi sono solidarietà sterile. 

Ti sfamano, ti vestono e ti guariscono… per un giorno, un mese, un anno ma non ti cambiano la vita, non ti trasformano. 

I soldi non ti fanno scendere dall’albero della tua miseria, del tuo peccato e della tua povertà e correre, pieno di gioia e di felicità, a casa sapendo che sarai visitato non da un uomo pieno di denaro, chi se ne frega, ma da un Dio pieno d’amore. 

Senza amore non c’è missione: dobbiamo sostituire i tic tac degli orologi coi tic tac dei cuori.

Senza amore non c’è futuro. 

Vi benedico tutti dall’Africa. 

Vostro doncarlomissionariorossoblu

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