Giovani e alcol: cambiamo cultura

EditorialeFino a qualche settimana chi, per puro caso, la domenica mattina passava nella zona del colle di Buoncammino, a Cagliari, poteva constatare con i propri occhi lo scempio perpetrato nelle notti del sabato tra le aiuole nei pressi del santuario di sant’Ignazio: un’immensa distesa di bottiglie, frutto dei bagordi consumatisi nelle ore notturne, spesso anche da parte di adolescenti lasciati colpevolmente soli.

Il fenomeno dilagante dell’alcolismo precoce interessa paurosamente anche la nostra Isola. È sufficiente passare, a notte fonda o alle prime luci dell’alba, in un qualsiasi Pronto Soccorso ospedaliero per vedere in fila ragazzini in coma etilico dopo aver bevuto troppo.

Una piaga che sembrerebbe inarrestabile, con i genitori impotenti o del tutto indifferenti nel contenere questa deriva, che porta il nostro Paese, e soprattutto la Sardegna, ad avere il non invidiabile primato di ragazzi di età tra i 15 e i 16 anni che abusano di sostanze come alcool e droga: il 21% degli adolescenti consuma alcol in modo eccessivo.

Eppure c’è chi in Europa è riuscito a ridurre drasticamente la percentuale di alcolisti precoci. In soli venti anni l’Islanda è riuscita in un’impresa impensabile: liberare i suoi ragazzi dalla dipendenza da alcool e droghe per trasformarli in salutisti. Un miracolo, se si considera che gli adolescenti abituati alle sbronze sono passati dal 48% nel 1998 al 5% nel 2016.

I giovani islandesi erano tra i più grandi consumatori di alcool e droga in Europa, ma oggi sono tra i più sobri in assoluto, come riporta uno studio pubblicato di recente.

Come è stato possibile?

Secondo uno studio, pubblicato negli Stati Uniti negli anni ’90, le persone consumano alcool e droga per gestire lo stress, mentre coloro che praticano sport, frequentano corsi e hanno un ottimo rapporto con i genitori, sono meno inclini ad assumere sostanze stupefacenti e bevande alcoliche.

Per questo il governo islandese ha avviato un programma nazionale di recupero nel quale sono stati coinvolti anche i genitori e la scuola. L’idea era quella di spendere molto tempo di qualità a casa, mentre contemporaneamente alcune leggi sono state modificate: via le pubblicità di bevande alcoliche e fumo e divieto di acquisto di sigarette per i minori di 18 anni e di alcol per i minori di 20 anni. Agli adolescenti, di età compresa tra i 13 e i 16 anni, è stato inoltre imposto il coprifuoco alle 22 in inverno e alla mezzanotte d’estate.

A questi provvedimenti restrittivi se ne sono aggiunti altri legati allo sport. Sono state introdotte moltissime attività sportive e artistiche per permettere ai ragazzi di «fare gruppo» e di ottenere quel senso di benessere psico-fisico che poteva dar loro una sostanza stupefacente. Tutti gli adolescenti sono stati inclusi nel programma e, per i meno facoltosi, sono stati previsti incentivi statali.

Così il numero degli alcolisti precoci è iniziato a scendere.

Secondo i dati pubblicati dal 1997 al 2012 è raddoppiato il numero degli adolescenti che praticava sport, quattro volte a settimana, e che trascorreva più tempo con i genitori, mentre è crollata drasticamente la percentuale di ragazzi che assumevano alcool e droghe.

Come raccontato, a Maria Luisa Secchi, dalla direttrice del Centro per il trattamento dei disturbi psichiatrici correlati ad alcool e gioco d’azzardo della Asl di Cagliari, Graziella Boi, dietro a questo fenomeno c’è una questione culturale, perché il problema alcool è percepito in modo meno allarmistico rispetto alla droga. La storia di Angela, 45enne ex-alcolista, conferma che la dipendenza può essere superata. L’alcool fa male e occorre intervenire, specie sui più giovani, sui quali i danni da abuso sono maggiori e capaci di segnare profondamente la loro vita.

Roberto Comparetti

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