Ancora troppi i problemi insoluti e tante famiglie vivono nell’incertezza
Il nuovo anno si è aperto con problemi vecchi, soprattutto nel campo del lavoro.
Tra le vertenze che più di altre segnano tante persone c’è di certo quella di Air Italy, con i suoi oltre 1300 addetti che dal 1 gennaio sono senza una fonte di reddito.
La politica nazionale ha dimenticato i lavoratori, quella regionale è impotente di fronte alla scelta dei liquidatori di chiudere l’azienda senza rinnovare gli ammortizzatori sociali.
Sono a casa gli addetti di quella che era la seconda compagnia aerea italiana, nata 60 anni fa con il nome di Alisarda, per opera dell’Aga Khan Karim, inventore della Costa Smeralda, trasformatasi nel 1991 in Meridiana e nel 2017 in Air Italy.
Per loro solo lettere di licenziamento, arrivate dopo che anche l’ultima speranza, un incontro al Mise la Vigilia di Capodanno, è andata in fumo.
I sindacati ci hanno provato in tutti i modi a chiedere di non mandare a casa 1.300 persone: «I lavoratori – ha detto il segretario generale della Filt Cgil Sardegna Arnaldo Boeddu – hanno già iniziato a ricevere le lettere di licenziamento. Ci siamo battuti per evitare che, una storia nata oltre 60 anni fa, non terminasse in questo modo».
Una lotta che purtroppo non ha sortito l’effetto sperato, anzi i licenziamenti sono arrivati.
Il 2022 si apre con il lavoro che non c’è. Ma non solo Air Italy.
Nel Sulcis gli animi si stanno scaldando, con l’Eurallumina che sta tardando a riaprire, la Portovesme srl che ha messo in cassa integrazione una parte degli operai e fermato alcune linee di produzione, mentre l’ex-Alcoa, oggi Sider Alloys, sta cercando di ripartire se pur con non poca fatica.
Poco prima di Natale è stata celebrata una Messa nella fabbrica, come segno di speranza e di ripartenza, ma qualche giorno dopo alcuni operai hanno manifestato a Cagliari per chiedere certezze sul futuro occupazionale.
C’è poi la spada di Damocle della centrale Enel «Grazia Deledda», sempre a Portovesme, il cui futuro non è ancora chiaro, dal punto di vista della transizione ecologica, che prevede la riconversione degli impianti a carbone.
Queste aziende, tutte insieme, raccolgono quasi 2000 buste paga: un numero altissimo di lavoratori e di famiglie, una bomba sociale che rischia di deflagrare se non si interverrà correttamente nella gestione delle vertenze.
Il vescovo di Iglesias, Giampaolo Zedda, nel corso della celebrazione nello stabilimento di Portovesme, si è augurato che «tutti, politici, imprenditori, sindacalisti, lavoratori e cittadini, ognuno per la propria parte, agisca per il bene collettivo».
Il 2022 si apre con il lavoro che non c’è.
Ecco il punto focale: il bene comune e la centralità della persona. Per questo occorre che il tema del lavoro sia indissolubilmente legato a quello del primato dell’uomo sull’economia e sulla finanza, sollecitazione che anche nel tempo del Natale papa Francesco ha ricordato a tutti.
Roberto Comparetti
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