Il silenzioso lavoro a Mbeya in Tanzania, lontano dalle luci sfavillanti
Il Natale è nella gioia dei bambini.
Il Natale in missione ha un carattere di sobrietà ed essenzialità.
In Tanzania, un Paese grande tre volte l’Italia, in cui si stima che i cristiani siano circa la metà della popolazione, il Natale figura tra le principali festività dell’anno.
Nelle chiese si prepara il Natale: i cori delle cappelle preparano canti e danze per animare la liturgia in modo festoso.
Le scuole, che sono organizzate secondo il sistema inglese dei college, sono chiuse e gli studenti sono tornati a casa.
Mentre a gennaio ripartirà il nuovo anno scolastico.
Un dato questo che aiuta a dare una connotazione familiare alla festa del Natale, data la grande mobilità degli studenti nelle grandi città del Paese.
Nella città di Mbeya non ci sono luminarie nelle strade e nei negozi o alberi addobbati.
Anzi a volte nel quartiere di Ituha, dove vivo, manca la corrente e nella notte si ammirano le stelle.
L’azienda «Tanesco», Ente statale per l’energia elettrica, organizza dei turni alternati di flusso energetico nei quartieri della città e nelle cittadine principali della regione di Mbeya, facendo fronte alle richieste che aumentano, effetto del fenomeno dell’urbanizzazione, nel Paese che ha un’economia di medio sviluppo.
Non le luci e le decorazioni dunque caratterizzano il tempo del Natale.
C’è invece un aspetto peculiare in Africa, che colpisce chi viene a fare visita: la presenza numerosa dei bambini e la loro vivacità.
Non c’è l’usanza di costruire il presepe ma i bambini che aiutano la famiglia come pastori ed i giochi allegri di altri bambini per le strade; la presenza di falegnami, fabbri e sarte che lavorano in piccole baracche di legno lungo la strada, ne danno un’idea: un costante contesto di «presepe vivente».
Nel Centro «Allamano» le attività procedono ed i bambini e ragazzi sono sempre contenti di ricevere visite, come è tipico di questo tempo pre-natalizio.
I doni sono molto concreti: cibo e saponi.
Nella maternità dell’ospedale diocesano e distrettuale di Mwambani, nel villaggio di Mkwajuni, grazie al dono dell’incubatrice, circa 27 neonati prematuri hanno potuto ricevere la cura negli ultimi 6 mesi.
Ci sono stati dei casi particolarmente difficili, la maggioranza risolti.
Come Elisabeth, la prima bambina che ha ricevuto la cura.
Purtroppo non tutti riescono a superare le problematicità.
Ad esempio in questi ultimi sei mesi sono risultati più svantaggiati i gemelli e coloro che abitano lontano dal villaggio dove si trova l’ospedale (essendo distrettuale è di riferimento per più di dieci villaggi).
Da gennaio inizierà un progetto di screening ecografico mensile per prevenire le problematiche del parto e monitorare maggiormente le gravidanze a rischio.
Ringrazio tutti coloro che rendono possibile il sostegno alle mamme gravide ed ai neonati, chi ha donato materialmente l’ecografo e le sonde, chi sta contribuendo alle spese del futuro screening mensile, i medici che accompagnano a distanza il monitoraggio e che svolgono una formazione online, chi vorrà unirsi all’iniziativa.
Tutto questo perché la vita possa essere sempre protetta, sin dai primi mesi del concepimento.
Anche questo è un modo di celebrare il Natale in missione: avere cura della vita che nasce.
Giada Melis – Missionaria «fidei donum» Mbeya – Tanzania
Il Natale è nella gioia dei bambini.
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