Il Messaggio dell’Arcivescovo per la festa del patrono della Diocesi
Il Santo Martire Efisio ci protegga e ci guarisca dai mali presenti.
Il primo maggio viene sciolto il voto in onore di Sant’Efisio che le autorità cittadine emisero nel 1652 in occasione della terribile epidemia di peste che colpì l’intera Isola.
Il simulacro del Santo viene portato dal luogo dell’incarcerazione, nel quartiere di Stampace, fino alla spiaggia di Nora, dove ha subito il martirio.
Anche quest’anno, come lo scorso, tutto avviene in povertà, a causa di questa epidemia che sembra togliere respiro e gusto alla vita.
Mancano i costumi, le musiche, i gesti e le parole che solitamente accompagnano la festa.
Come ha scritto Edgar Morin, queste limitazioni possono aprirci all’essenziale dell’esistenza.
Un antico documento cristiano esorta a «cercare ogni giorno la compagnia dei santi, per riposare sulle loro parole» (Didaché).
I santi ci fanno compagnia e le loro vite sono parole in cui riposare.
Nel forzato silenzio di quest’anno, è forse più facile sentire il Santo protettore parlarci della risurrezione di Cristo, della bellezza di un’esistenza donata per amore e della vita che non conosce tramonto.
A Nora rinnoviamo la certezza che l’ultima parola sull’uomo non è il caos o l’assurdo ma un Amore senza misura che nulla perde di quanto gli è affidato.
La «Passio Sancti Ephysi» narra che nel momento del martirio il Santo abbia chiesto per se stesso l’assistenza della misericordia divina e per la città del popolo cagliaritano la difesa dai nemici insieme alla conversione a Gesù Cristo.
L’amore al Signore è tutt’uno con l’amore alla città degli uomini.
D’altra parte, come ripete il Papa, «nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana: Dio ha voluto entrare in una dinamica popolare, nella dinamica di un popolo» («Gaudete et exsultate», 6).
Appartiene all’essenziale dell’esistenza la necessità della solidarietà e dell’amicizia, la partecipazione alla vita della comunità e al suo destino.
È una lezione da far nostra in questo momento nel quale, per il superamento della pandemia e la costruzione di un mondo migliore, abbiamo bisogno di unità, superando l’enfasi sull’io e abbracciando la logica e l’etica del noi.
La fede muove a edificare «comunità che custodiscono i piccoli particolari dell’amore», nelle quali ci si prenda cura gli uni degli altri e che costituiscano «uno spazio aperto ed evangelizzatore, luogo della presenza del Risorto» (ivi, 145).
È il momento della speranza.
Se la paura porta a fuggire da un pericolo, solo la speranza dona uno sguardo fiducioso sul futuro e mobilita energie per la lotta e il cambiamento. Il mondo che nascerà da questa pandemia è quello che stiamo già contribuendo a edificare.
Il Santo Martire Efisio ci interroga sul senso ultimo del vivere e sulle ragioni della convivenza, ci esorta ad abbandonare ogni forma di indifferenza e a lasciarci muovere a compassione per la sofferenza e il disagio degli altri, ci invita a guardare con ammirazione e gratitudine gli esempi di generosa dedizione di chi si prende cura dei fratelli.
A lui, patrono della nostra Arcidiocesi e difensore del popolo cagliaritano, ricorriamo nuovamente perché interceda presso il Signore onnipotente e ricco di misericordia, ci protegga e ci guarisca dai mali presenti.
+ Giuseppe Baturi – Arcivescovo
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