All’interno dei nostri gruppi parrocchiali di catechesi ci può essere capitato di riscontrare delle situazioni nelle quali non abbiamo immediatamente compreso l’atteggiamento di alcuni dei ragazzi a noi affidati, pensando magari a comportamenti legati a svogliatezza, pigrizia, poca concentrazione. In effetti ciò che a noi è mancato in quel momento è, senz’altro, una maggiore chiarezza per comprendere la situazione reale dei ragazzi e poter, così, intervenire in maniera efficace rispondendo alle loro esigenze.
Talvolta, infatti, ciò che noi rischiamo di leggere come atteggiamenti di svogliatezza, sono in realtà sintomi di alcuni disagi legati alle difficoltà nell’ambito della concentrazione e dell’apprendimento.
Queste difficoltà vengono indicate con la sigla Dsa, ossia Disturbi specifici dell’apprendimento, dei quali fanno parte la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
Esse, oltre a presentarsi come difficoltà nella lettura, nella comprensione di un testo, nella scrittura, nei calcoli matematici, nella gestione del proprio tempo, possono mostrare anche difficoltà nell’ambito relazionale, con atteggiamenti di chiusura, isolamento che indicano un disagio da parte del ragazzo nei confronti del gruppo a causa di queste stesse difficoltà.
Il catechista è chiamato, dunque, a confrontarsi con la famiglia del ragazzo per poter comprenderne al meglio la situazione e poter offrire il proprio contributo affinché egli possa vivere un autentico percorso di iniziazione cristiana e sperimentare la gioia dello stare insieme.
A tal riguardo, la collaborazione con la famiglia diviene sempre più indispensabile perché si possa attuare quella alleanza educativa che mira all’educazione della fede e alla sua crescita nella vita del ragazzo senza nasconderne le difficoltà, ma facendo sì che queste vengano supportate da tutti quegli strumenti compensativi che possono aiutare il ragazzo nel proprio percorso di formazione e vengano valorizzate tutte le sue capacità e potenzialità, senza dimenticare che il catechista deve avere l’abilità di trasformare quella situazione in occasione di crescita e di innovazione per tutto il gruppo.
Così, nel percorso di iniziazione, si cercherà di tenere presenti alcune attenzioni da attuare durante gli incontri come ad esempio la scansione dei tempi, l’utilizzo delle mappe concettuali che illustrano il percorso del giorno evidenziandone le parole chiave, la valorizzazione delle immagini e degli strumenti multimediali utili nella comprensione e nell’assimilazione, la relazione e il confronto all’interno del gruppo, la proposta di attività laboratoriali e di esperienze che mettano il ragazzo direttamente a contatto con una determinata realtà recependone immediatamente il messaggio.
Anche gli altri momenti, come la celebrazione eucaristica o altre celebrazioni liturgiche, possono divenire momento di valorizzazione delle capacità del ragazzo, affidandogli compiti che gli facciano avvertire l’importanza di quel servizio per il gruppo e per l’intera comunità.
Tutta la comunità deve avere a cuore l’interesse per l’altro affinché ciascuno possa sentirsi realmente accolto e parte della famiglia cristiana in quella specifica comunità e in essa possa sperimentare la bellezza della relazione nella condivisione e nell’arricchimento vicendevole.
Davide Lai
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