La vita di Dio è comunione e relazione

berg111Cominciamo dalle delusioni. Delusi coloro che hanno subito titolato «restano alcuni divieti», ma non meno delusi coloro che speravano di ricevere il prontuario con l’elenco dei sì e dei no da poter dire alle coppie «ferite». Due prospettive di lettura che lasciano trasparire due mentalità solo apparentemente lontane, in realtà ambedue radicate nel legalismo, nello schema «vietato-permesso». È vero, alcune regole in «Amoris laetitia» ci sono, ma con il compito evidente di indicare il percorso, la direzione di marcia: prevalgono infatti termini come discernimento, percorso, accompagnamento, gradualità della crescita, con l’indicazione ripetuta che le situazioni più difficili vanno affrontate e risolte caso per caso.

Lavoro impegnativo dunque per gli accompagnatori spirituali, che non sono solo preti ma anche coppie di sposi generosi e disponibili, capaci di preparare ad un percorso di «foro interno», cioè un discernimento di coscienza guidato dal confessore e/o dal direttore spirituale alla luce della Parola di Dio e dell’insegnamento della Chiesa. È una pastorale lontana sia da chi ha sempre solo innalzato il muro del «non si può» sia da chi ha tolto ogni paratìa a livello di insegnamento e a livello di singole situazioni, creando non pochi problemi.  Eviterei in questo momento anche certi entusiasmi affrettati sulla «Chiesa che finalmente si è fatta accogliente». Ne saremo capaci? Papa Francesco apre dei percorsi, ci invita a leggere con più attenzione la dottrina tradizionale della Chiesa, relativa ad esempio alla distinzione tra situazione oggettiva sbagliata e colpevolezza soggettiva, che può essere più grave o meno grave ed avere varie attenuanti; o relativa al ruolo delle norme generali e alla loro applicazione nei casi particolari, rileggendo testi sicuri come san Tommaso D’Aquino e il Catechismo della Chiesa Cattolica. Potremo parlare veramente di una Chiesa che si apre e accoglie solo se noi pastori, per primi, ci mettiamo in discussione, iniziamo un cammino e sappiamo dare indicazioni concrete a coloro che si rivolgono a noi. Quanto deve durare ancora la stagione dei nulla osta o delle autocertificazioni? E l’annosa «questione padrini» per i Battesimi e per le Cresime  può ancora essere affrontata solo a livello «avanti tutti» o «aboliamoli»? Due soluzioni che rimuovono il problema (per parroci e curie), ma non vanno nella direzione di accogliere e accompagnare, come dice con insistenza l’Esortazione. Perché non cominciare a ragionare in termini di coinvolgimento più ampio delle famiglie in momenti così significativi come quelli dei sacramenti dell’Iniziazione cristiana? E per le coppie «cosiddette irregolari» che chiedono di avvicinarsi all’Eucaristia, siamo preparati ad un accompagnamento e ad un discernimento non frettoloso e aperto? L’Esortazione ci offre una serie di criteri da tenere presenti: è urgente un serio aggiornamento per tutti noi pastori.

Finora non ho fatto citazioni, sarebbero troppe ed è meglio andare al testo. Ma non voglio tralasciare quella che costituisce la «vera novità» di «Amoris laetitia» e che troviamo specialmente ai capitoli 4 e 5: l’annuncio gioioso che l’Amore esiste, la vita di Dio è comunione e relazione, Amore che continua a venire verso di noi, tutti, nessuno escluso. Si fa progetto di vita, e offre a tutti la possibilità di iniziare o ricominciare un cammino. Certo è un Progetto, opposto ad altri progetti che vivono nell’humus dell’individualismo, perciò non compatibile (cfr. n.56). Invito a iniziare da questi capitoli la lettura dell’Esortazione, a mente serena e sgombra, libera dalle pre- comprensioni più condizionanti. Segnalo in modo particolare i numeri dal 121 al 164, tanto per iniziare. Se l’Amore è progetto di vita, in questo progetto rientrano corpo, cuore, affetti, eros, sessualità, amicizia, senza dimenticare mente e cervello. Siamo chiamati a lavorare anzitutto per vivere e far conoscere questo progetto, in chiave di gioia e di bellezza, così abbiamo davanti un percorso ancora più lungo e impegnativo di quello che va offerto alle coppie ferite che chiedono di essere più inserite nella vita della Chiesa. È il percorso dell’educazione, che non dovrà mai più essere segnato da tabù e paure ma aperto alla scoperta dell’Amore, tappa dopo tappa.

Arrigo Miglio, Vescovo

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