Ecco l’agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo II Domenica del tempo ordinario (anno a) - 15 gennaio 2017

commentoDal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 

(Gv 1, 29-34)


Da questo numero sarà don Emanuele Mameli, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, a commentare il Vangelo. A suor Rita Lai il grazie per il servizio offerto nel tempo di Avvento e di Natale.

Commento a cura di Emanuele Mameli

Ciò che colpisce maggiormente del brano evangelico odierno e, in definitiva, del ritratto che l’evangelista Giovanni tratteggia del Battista, è la sua umiltà e semplicità. Tutta la testimonianza di questo austero profeta che, vicino a Betania, parla dell’imminente venuta del Messia, è una testimonianza tesa a mettere in chiaro che lui prepara per qualcuno che «è avanti a me, perché prima di me».

Giovanni Battista è cosciente che il suo gesto di versare l’acqua nel capo dei peccatori e di immergerli per la purificazione dei peccati è tutt’altro rispetto al battesimo nello Spirito Santo: un battesimo non dato per immersione sull’acqua di un fiume, ma nell’evento pasquale della morte e resurrezione di Gesù e nella totale comunione con lui.

Giovanni Battista, vedendo Gesù che viene verso di lui, fa riecheggiare l’attesa profetica dell’agnello che prende su di sé, e toglie con il dono di sé, il peccato del mondo. È l’agnello pasquale, di una nuova alleanza che non conosce interruzione, almeno da parte di Dio. È l’agnello della mitezza che non impone, non travalica, non usa violenza: piuttosto, si fa proposta, dono d’amore, invito ad aprire il cuore. È l’agnello che proviene da Dio stesso: è il modo con cui Dio manifesta se stesso. Non con prepotenza, non sostituendosi all’uomo, non con gli effetti speciali dell’arroganza. Si fa compagno di strada con l’uomo, percorrendo le stesse strade tortuose della pecorella smarrita, ribadendo con l’umiltà che solo i miti erediteranno la terra e che i potenti sono rovesciati dai loro troni.

Anche per Giovanni Battista, Gesù è un dono tutto da scoprire: «Io non lo conoscevo».

Anche Giovanni fa i conti con quel senso di attesa e di umana curiosità che accompagna chi ha detto il suo «eccomi» a Dio ed è pronto a guardare con stupore lo srotolarsi della storia che con noi vuole scrivere.

È lo stupore del testimone che prova a collocare al giusto posto tutte le infinite tessere del mosaico divino che meravigliosamente si compone davanti ai suoi occhi. Giovanni sa bene fin dove la sua parola, i suoi gesti e la sua insistenza possono arrivare: sfugge anche al profeta la novità di cui solo Cristo è portatore. Giovanni sa che anche lui, con pazienza e non senza domande, è chiamato a fare il cammino della fede per riconoscere nelle parole del giovane maestro di Nazareth la Parola di cui è stato voce.

Sa che anche lui, come tanti suoi contemporanei, dovranno fare attenzione ai segni con cui comincia a circolare l’attesa e la promessa realizzata: ciechi che vedono, zoppi che camminano, sordi che odono e smarriti di cuore che ritrovano un centro di riferimento e la salvezza.

Giovanni, per dirla con papa Francesco, è il credente «nostalgioso» che, spinto dalla sua fede, va in cerca di Dio, nei luoghi più reconditi della storia, perché sa in cuor suo che là lo aspetta il Signore.

Successivamente i discepoli di Giovanni si faranno portatori presso Gesù dell’ansia con cui il Battista, ormai in prigione, segue l’evolversi del cammino di Gesù: «sei tu il Messia o dobbiamo aspettarne un altro?».

La conferma non è in una generica risposta ma a partire dai segni di antica profezia che accompagnano l’insegnamento di Gesù. Giovanni, in questo modo, vede confermata l’esperienza di fede che lo ha raggiunto nel fiume Giordano guardando  lo Spirito discendere e rimanere su Gesù, visibile attestazione del suo essere Figlio di Dio.

Semplicità, umiltà, fede e stupore: sono le parole che sorreggono una vera e mirata testimonianza.

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