Il Pellegrinaggio della Chiesa isolana ad Assisi
C’era una bella rappresentanza sarda al pellegrinaggio che la Chiesa isolana ha organizzato ad Assisi, in occasione del dono dell’olio che alimenta la lampada sulla tomba di San Francesco.
Dopo 20 anni l’Isola è stata chiamata a rappresentare i comuni di tutta Italia, in una iniziativa che oramai si svolge da più di 80 anni.
Le oltre mille persone giunte in Umbria, al seguito di Vescovi e sindaci, hanno vissuto giornate straordinarie e intense, tra celebrazioni, preghiere e momenti conviviali, che hanno mostrato la varietà e la bellezza della Sardegna, come ha ricordato padre Marco Moroni, Custode del Sacro Convento, nel rivolgere il saluto alla celebrazione del 4 ottobre.
Il religioso francescano ha evidenziato anche le recenti difficoltà che la Sardegna ha attraversato a causa dei roghi della scorsa estate, che hanno compromesso vasti territori dell’Isola e hanno creato danni alle attività economiche.
Assisi è però sinonimo di attenzione ai più piccoli e ai più deboli, come San Francesco ha insegnato al mondo.
Lo ha ricordato nell’omelia monsignor Antonello Mura, vescovo di Nuoro e Lanusei che, in qualità di Presidente della Conferenza episcopale sarda, ha presieduto la Messa nella memoria liturgica del Santo.
«Francesco, immagine di Gesù – ha detto Mura – ci aiuta a ribaltare i criteri sui quali costruiamo generalmente i rapporti umani e le scelte sociali, persino quelle culturali, perché la sua stessa vita è un’alternativa autentica al nostro modo di organizzarci, di pensare al presente e al futuro della società e della stessa Chiesa».
«Lui – ha proseguito il Vescovo – continua ad incoraggiarci, a ripetere parole e segni affinché li condividiamo con le persone provate dalla fatica di vivere, con quelle escluse dalla tavolata comune e dalle esperienze di fraternità: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”».
Un’attenzione ai deboli e ai poveri che è risuonata anche la sera precedente nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, nella quale il Vice Presidente della Cei, il nostro arcivescovo, Giuseppe Baturi, ripercorrendo la vita del poverello di Assisi, ha ricordato come, oggi più che mai, sia necessario «riparare la Chiesa andando verso gli uomini», come ha fatto San Francesco, «conformandoci a Cristo nel servizio agli altri – ha detto Baturi. Così rendiamo visibile Cristo nella nostra esistenza “l’essenziale di Dio”: questo è il nostro compito».
Le giornate in terra umbra sono state poi occasione per ribadire la necessità di un cambio di passo dei criteri economici, finanziari, politici e sociali, che al momento escludono troppe persone.
Un punto emerso in più occasioni, alla luce anche della celebrazione del primo anniversario della firma dell’Enciclica di papa Francesco «Fratelli tutti».
In quel testo, siglato proprio sulla tomba di San Francesco, viene denunciata la condizione di tanti che nel mondo gridano la lontananza da chi decide le sorti della società.
La Sardegna è tra le zone nelle quali è forte il grido verso i potenti.
Per questo l’occasione del dono dell’olio, che alimenta la lampada di San Francesco, è diventata motivo anche per ribadire a tutti, come sia necessario farsi carico dei più deboli, per poter proseguire il cammino avviato da san Francesco, e andare incontro agli uomini per rinnovare la Chiesa.
Un impegno più che mai attuale, alla luce dell’avvio del Sinodo, da parte del Papa, in questo fine settimana.
Roberto Comparetti
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