L’inizio di un nuovo anno scolastico rappresenta un impegno per tutti, una vera e propria scommessa per una società che voglia crescere e guardare al futuro. Il primo giorno di scuola dovrebbe tornare a essere un giorno speciale per tutto il Paese. Il fatto che sia un giorno diverso a seconda delle diverse regioni, e vi sono certo dei buoni motivi, fa sì però che il suo significato rimanga come diluito e diventi uno dei tanti appuntamenti scritti nella nostra agenda. Dovrebbe essere invece uno dei «Capodanno» più significativi, come abbiamo l’inizio dell’anno civile, l’inizio dell’anno liturgico, l’inizio degli anni accademici e giudiziari, e via discorrendo. Perché non avere anche il Capodanno dei giovani? Potrebbe essere un segno! Al di là di ogni retorica l’inizio di un anno scolastico è, per i ragazzi e per i giovani, l’inizio di un nuovo anno di sogni e di progetti, che nessuno deve contribuire a spegnere.
Avere dei giovani che non sanno più sognare e pensare progetti di vita sarebbe il risultato peggiore per una scuola. Per fortuna non è così e le indagini confermano che i giovani continuano a sognare e a fare progetti, anche negli ambiti oggi più travagliati, come quello della famiglia: nonostante tutto, questo è un vero miracolo.
I giovani sono infatti un miracolo e hanno bisogno anzitutto di vedere che la società accetta di scommettere su di loro.
Ci sta provando papa Francesco, che ha chiamato tutta la Chiesa a riflettere e interrogarsi su «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», il tema del sinodo dei vescovi che si terrà a Roma tra un anno.
Un tema di questo genere è più provocante di quanto non possa apparire a prima vista. Significa proporre alla Chiesa, e ai giovani in primo luogo, le grandi domande della vita e l’invito a vivere seguendo una «vocazione», cioè un progetto di vita cercato e pensato, ma anche ricevuto insieme al dono della vita.
L’anno scolastico appena iniziato viene dunque a coincidere con l’anno di preparazione al sinodo dedicato ai giovani.
Da parte della Chiesa è importante che la «scommessa» riguardi tutti i giovani, credenti e non. Se è vero che i giovani sono un miracolo, ogni giovane è un miracolo di vita, di sogni di desideri.
E da parte della Società, della Scuola in particolare, è importante che non vengano snobbate le grandi domande della vita, le sole capaci di dare un pieno significato ai saperi sempre più raffinati e sofisticati e alle tecnologie che i giovani imparano con la velocità della luce. Ma perché tutto ciò avvenga è necessario non aver paura. Non aver paura di educare al senso critico, imparando a prendere le distanze dai propri pre-giudizi e dagli schemi ideologici.
Non aver paura di educare alla libertà, confrontando i diversi cammini che si presentano come vie di libertà e imparando a discernere tra le apparenze di libertà ed esperienze vere di libertà che rendono fecondi e capaci di costruire rapporti di vita e di amore.
Ecco la vera parola importante, l’Amore. Educare a scandagliare il mistero dell’Amore, a non cercarlo nei mercatini dove si vende a poco prezzo ma anche a non cadere nello scetticismo di chi lo ritiene impossibile o inesistente. Senso critico, libertà, amore: sono tre parole dalle quali dobbiamo lasciarci interpellare e provocare, parole intorno alle quali i giovani hanno molte domande da porre ma anche proposte ed esperienze da offrirci. Papa Francesco ha chiesto che i giovani vengano ascoltati ed ha voluto che fosse predisposto un «indirizzo» a cui possano far giungere la loro voce: www.youthsynod2018.va.
Possiamo provarci? Anche questo potrebbe far parte della scommessa per questo nuovo anno di scuola.
+ Arrigo Miglio – Vescovo
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