Lo spettacolo è oramai l’appuntamento fisso e don Franco Crabu, missionario fidei donum dal 1988 a Nanyuki in Kenya, anche quest’anno ha organizzato la serata di beneficienza.
Diverse e numerose le opere avviate dal sacerdote, non ultima il «Nanyukiproject», una iniziativa no-profit patrocinata dal dipartimento di geoingegneria e tecnologie ambientali e dalla diocesi di Nyeri, con il supporto di quella di Cagliari.
Il progetto consiste nella sperimentazione di tecniche e tecnologie per l’architettura e l’ingegneria delle costruzioni in terra cruda nel paese africano, finalizzate alla realizzazione di un dormitorio per anziani a Nanyuki in una zona molto povera ma ricchissima da un punto di vista ambientale e paesaggistico.
L’edificio progettato è una costruzione circolare a corte centrale, realizzata interamente in mattoni di terra cruda intonacata e legno, con copertura in lamiera zincata coperta di listelli di legno con funzione frangisole.
Il progetto si sviluppa in tre fasi. La prima è stata l’individuazione delle strategie complessive di riordino e sviluppo della missione con lo sviluppo del progetto preliminare. La seconda la realizzazione di un cantiere scuola in Kenya con il coinvolgimento degli studenti cagliaritani e delle maestranze locali. Il terzo step è il supporto allo sviluppo di nuove iniziative di miglioramento della condizione abitativa degli operatori e degli utenti della missione.
Per sostenere questo progetto è stata avviata una pratica di «crowdfunding», ovvero raccolta fondi da parte di privati per fare in modo che il progetto possa arrivare a conclusione.
Ma a don Franco si deve da otto anni anche l’istituzione di un college universitario, a servizio di un gran numero di giovani che, in questo modo, non devono trasferirsi lontano da casa per proseguire gli studi, che, altrimenti, avrebbero dovuto interrompere. Per molti di loro sarebbe stato impossibile trasferirsi a Nairobi, lontana 220 chilometri da Nanyuki. È operativo anche un ospedale nato con l’idea di fare qualcosa di concreto per le vittime dell’Aids, perché nessuno si voleva interessare di persone cacciate di casa dai familiari, forse per paura di questo servizio.
Col passar del tempo, però, è diventato un ospedale a tutti gli effetti. È stato realizzando un reparto di radiologia, mentre la maternità, da ottanta posti, è già stata costruita, grazie al contributo finanziario della diocesi, e ospita anche la pediatria che è in funzione.
L’ospedale sta rendendo un servizio enorme alla comunità, al posto di alcune cliniche private il cui unico scopo era quello di lucrare eccessivamente sugli utenti.
Tutto questo si affianca all’attività di pastorale «ordinaria».
Tra le quali quella catechistica, non solo a livello parrocchiale, visto che don Franco è il responsabile per la diocesi di Nyeri.
I catechisti non mancano, insieme all’equipe che aiuta don Franco nella adeguata formazione. È fondamentale non perdere la caratteristica del catechista «africano» perché, come ha più volte detto don Franco, «vorrebbe dire mettere in difficoltà e in crisi la comunità cristiana».
Impegno nel sociale e nell’evangelizzazione sono dunque i due binari sui quali il sacerdote fidei donum opera da decenni, in quella prospettiva di una Chiesa capace di riscattare la condizione dei più deboli.
Roberto Comparetti
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