Nonostante il gran caldo 35 giovani del Cammino NeoCatecumenale della parrocchia di San Carlo Borromeo hanno voluto replicare l’esperienza dello scorso anno: percorrere un tratto del Cammino di Santa Jacu nella parte del Sulcis. Nell’estate 2019 il pellegrinaggio è partito da Cagliari per raggiungere Mandas, passando attraverso Soleminis, Sant’Andrea Frius, Silius, Goni, con tappa finale a Mandas.
Accompagnati dal parroco, don Luca Venturelli, sono partiti da Santadi per giungere a Carloforte. «Quest’anno – racconta il parroco – abbiamo scelto la variante Sud-Isole del Cammino. Siamo partiti giovedì notte, dopo aver ricevuto la benedizione dell’Arcivescovo, attraverso una video chiamata, il quale ci ha invitato a vivere bene il pellegrinaggio». «
Abbiamo raggiunto in autobus la parrocchia di Santadi, dedicata a San Giacomo e guidata da don Giampiero Marongiu, da dove poi abbiamo fatto tappa dopo 16 chilometri a Perdaxius, per prenotare a Carbonia. Quest’anno, causa Covid-19, è stato deciso di prenotare in strutture ricettive e non in palestre o saloni parrocchiali come qualsiasi pellegrino».
Il pellegrinaggio è poi proseguito da Perdaxius, dove hanno ricevuto la benedizione del parroco, don Mauro Coni, verso Sant’Antioco, passando attraverso Tratalias, sia il nuovo che il vecchio centro abitato, e le saline con tappa sull’Isola che porta il nome del patrono della Sardegna.
«Siamo stati accolti – riprende don Luca – dal parroco della Madonna di Bonaria, don Giulio Corongiu. A Sant’Antioco abbiamo partecipato alla Messa nella parrocchia di Santa Maria Goretti, dove ci ha accolto il parroco don Elio Tinti, che come gli altri sacerdoti ha timbrato i cartellini a ciascuno dei partecipanti».
Da Sant’Antioco passando per Calasetta, la tappa finale a Carloforte, per il gemellaggio con la parrocchia carolina di San Carlo Borromeo e la catechesi per i giovani del Cammino NeoCatecumenale, utile per riflettere su stessi e sul percorso di fede che ciascuno porta avanti.
Un’esperienza fortemente voluta e che resterà nel cuore dei 35 ragazzi, tra i quali Stefano. «Il pellegrinaggio – racconta – è stato formativo, perché mi ha dato la possibilità di sperimentare l’aiuto verso chi si trovava in difficoltà e mi ha interrogato anche sui miei limiti e su come poterli superare».
Per Elisabetta, 24 anni di Carbonia, il pellegrinaggio è stato faticoso «ma è stato caratterizzato da giorni di dialogo e di confronto con i fratelli che hanno vissuto con me questa esperienza. Il cammino mi ha anche confermato come sia più che mai necessario nella mia vita far posto a Dio».
Poi c’è chi è giovane da più tempo come Gian Nicola che di anni ne ha 48. «E’ stata un’esperienza bellissima – commenta – perché sono una persona sedentaria e il cammino è stato invece una piacevole sorpresa dal punto di vista umano e fisico. Dal punto di vista spirituale con il pellegrinaggio sperimenti i tuoi limiti e hai modo di riflettere, insieme alle persone che camminano con te. Ci sono tanti imprevisti che sei chiamato a superare e poi abbiamo sicuramente vissuto un’esperienza nella quale il Signore ci ha parlato, attraverso un’omelia di un sacerdote o una catechesi, o il racconto della vita di Santa Maria Goretti».
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