Il vescovo Arrigo Miglio ha presieduto sabato scorso la Messa giubilare nella Casa Circondariale «Ettore Scalas» di Uta. La celebrazione, programmata da tempo tra le iniziative del Giubileo della misericordia, aveva, come scopo, abbracciare il mondo del penale: persone detenute, Polizia Penitenziaria, educatori e impiegati nei diversi ambiti della struttura carceraria. Questa celebrazione che si è svolta proprio alla vigilia della chiusura dell’Anno Santo nelle diocesi, ha assunto un tono significativo proprio in ordine alla continuità che il Giubileo può avere nella vita di ciascuno e, in particolare, a coloro che si trovano a scontare una pena.
Erano presenti alla Messa rappresentanze di detenuti delle diverse sezioni: comuni, femminile e alta sorveglianza. In un clima di silenzio e ascolto profondo il Vescovo ha commentato la Parola di Dio, che in questa domenica parlava della giustizia e del giorno del Signore. «Per ognuno di noi c’è il giorno del Signore, giorno in cui nel cuore ─ dentro di noi ─ capita qualcosa che ci cambia la vita; non siamo quelli di prima! Dobbiamo tenerci pronti perché il giorno del Signore possa trovarci pronti, disponibili». Riferendosi all’imminente chiusura del Giubileo Miglio ha fatto notare che «se anche vengono chiuse le porte sante, il portale della Misericordia rimane spalancato, come dichiarò Gesù nella sinagoga di Nazaret proclamando l’anno di grazia del Signore. C’è una porta sempre aperta, quella di Cristo, il quale ha detto Io sono la Porta dell’ovile. E quando nella vita facciamo l’esperienza di vedere le porte che si chiudono attorno a noi, possiamo contare sul Signore, sulla sua misericordia». Il Vescovo si è unito alla voce di papa Francesco nell’accorato appello affinché «in tutti gli Stati, in ogni Paese vengano studiati e attuati provvedimenti di clemenza verso i detenuti, in modo da permettere a un certo numero di persone di uscire, di ricominciare, di ripartire con una nuova vita».
È stato emozionante ascoltare, nelle parole del Vescovo, la carica di speranza che l’esperienza del carcere può trasmettere a coloro che vivono questo tempo di detenzione non solo come un cammino di giustizia, ma come un’esperienza della misericordia che permetterà, in futuro, di aiutare altre persone a non sbagliare.
«La mia esortazione per quando uscirete dal carcere ─ ha continuato Miglio ─ non è solo quella di non commettere gli sbagli che vi hanno portato qui; sarebbe troppo poco! Voi siete in grado di aiutare altri a non commettere questi errori, proprio perché avete vissuto giorni in cui la mente pensa, il cuore si muove, la vita cambia. Il Signore sta lavorando dentro di voi e vi dona capacità nuove per lavorare per una Giustizia con la G maiuscola, cioè per una società diversa! L’esperienza fatta diventi un valore in più per lavorare a una società più giusta e ciascuno di voi può diventare un aiuto prezioso per tante persone che vivono in difficoltà». Dopo la celebrazione il Vescovo ha visitato le due sezioni dei detenuti «Protetti» i quali, per motivi di sicurezza, non hanno potuto partecipare alla Messa insieme agli altri. Anche a loro Miglio ha rivolto parole di incoraggiamento e di speranza.
La presenza del Vescovo è stata un segno di comunione e di unione tra i detenuti e la Chiesa, intesa come le tante comunità parrocchiali che hanno, in questo luogo di sofferenza e di isolamento, alcuni dei loro figli, spesso dimenticati.
Gabriele Iiriti – Cappellano Casa Circondariale Uta
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