Grande attenzione e attesa in tutta l’isola per la Settimana sociale dei cattolici italiani. Come ampiamente annunciato Cagliari è stata infatti scelta, dopo 60 anni, come sede di questo importante evento. Più di mille i partecipanti a questa iniziativa provenienti da tutte le diocesi italiane. Da giovedì 26 fino a domenica 29 ottobre sono diversi gli interventi intorno al tema del lavoro. Libero, creativo, partecipativo, solidale: questi i quattro aggettivi dei temi-chiave di questo appuntamento.
L’intera isola si è preparata a questa manifestazione attraverso seminari tematici che hanno analizzato le diverse sfaccettature del lavoro nei territori, insistendo su particolari ambiti e fornendo riflessioni adeguate al contesto regionale, dove, come è noto, gli indicatori tutti, in particolare quelli relativi al mondo giovanile, offrono numeri impietosi. E dimostrano come, da un capo all’altro dell’isola, sia necessario rimboccarsi le maniche per garantire un futuro occupazionale al territorio.
Un ruolo chiave, nella fase di preparazione e di avvicinamento alla Settimana sociale, lo ha offerto la pastorale sociale e del lavoro regionale, diretta da don Giulio Madeddu, responsabile anche dell’Ufficio diocesano che ha lavorato alla definizione logistica e strutturale della quattro giorni di lavori.
A Settimana sociale ormai avviata, è lecito sapere, come Chiesa regionale, come ci si è avvicinati a questo importante appuntamento. «Si tratta, senza ombra di dubbio, di un evento nazionale – spiega don Giulio – ma che ha avuto un risvolto locale di grande significato. Tutta la Chiesa sarda si è voluta preparare all’appuntamento attraverso un itinerario che ha coinvolto e unito sei sedi, con il contributo di tutte le dieci diocesi isolane. Il cammino è stato infatti avviato a Cagliari lo scorso dicembre, per proseguire, a gennaio, con Iglesias. Infine si è andati a Oristano, Nuoro, Olbia e, come conclusione, Sassari, dove si è ragionato di ricerca scientifica come occasione per sviluppare e garantire occupazione».
Il programma delle Settimane sociali è abbastanza vasto e ampio, con diversi momenti previsti: tavole rotonde, relazioni ma anche momenti di confronto tra i partecipanti e le visite ad alcune realtà produttive isolane, ribattezzate «buone pratiche» sul mondo del lavoro, nel pomeriggio e la sera di venerdì.
Anche su questo fronte, la pastorale sociale e del lavoro ha offerto un prezioso contributo.
«Il discorso delle “buone pratiche”, all’interno delle Settimane sociali, è inserito – sottolinea don Giulio – in una progettazione più ampia, denominata cercatori di “lavOro”, con la vocale rigorosamente maiuscola. Questa particolarità deriva dalla necessità di evidenziare quanto è preziosa la ricerca del lavoro o, per lo meno, di quelle esperienze lavorative che hanno prodotto dignità, che hanno visto coinvolti, in modo positivo, gli stessi lavoratori, in stretta unione con gli imprenditori e con le realtà datoriali».
È chiaramente prematuro stilare un bilancio prima dello svolgimento delle Settimane sociali in termini di dibattito intorno al lavoro. Ma un qualche auspicio od orientamento esiste. «Tutti i diversi ambiti oggetto di questo importante appuntamento – conclude don Giulio – non intendono porsi esclusivamente all’interno della cornice “dibattito”, ma piuttosto su livello di proposte e di indicazioni concrete, come ci si aspetta dall’intervento conclusivo di monsignor Filippo Santoro, vescovo di Taranto e presidente del Comitato scientifico e organizzatore dell’evento».
Andrea Pala
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