Simona Tronci: una vita all’ombra della croce

Il 3 marzo in Facoltà teologica un convegno sulla serva di Dio

Padre Clemente Pilloni – il frate cappuccino esperto conoscitore di santi (ha scritto una documentata biografia di fra Nicola da Gesturi, della cui causa  di beatificazione è stato vice postulatore), in un libro presenta la Simona Tronci come: «Testimonianza vivente dell’amore di Dio in mezzo agli uomini».

Poi, quasi immedesimandosi nella mente di Sant’Agostino, conclude così: «Simona Tronci, una risposta d’amore alla più alta dichiarazione di “amore”».

Il grande cappuccino originario d’Iglesias poi conclude: “Se Sant’Agostino avesse parlato dell’anima di Simona alle vergini cristiane, avrebbe detto: sia inchiodato nel vostro cuore Colui, che, per voi, è stato inchiodato alla Croce!».

Ricordava bene il vice-postulatore, padre Giuseppe Pireddu, alla fine degli anni ’90 del secolo scorso: «La sofferenza di Simona diventa tenero abbraccio alla Croce di Cristo: se guardo dietro la tua Croce, Gesù, vedo solo il legno …, c’è un posto vuoto …, è lì che ha voluto essere adagiata; per Lei la Croce è l’ascensore che conduce in Paradiso».

Nel diario di Simona troviamo ben descritto il suo cammino verso la luce eterna e verso la santità che la Chiesa, col tempo, dichiarerà.

In quelle note fondamentali del suo quaderno personale, per scandagliare a fondo la santità della Serva di Dio, c’era un serio impegno per camminare alla luce del Signore. Simona aveva ben capito che il percorso verso la santità deve essere sempre condotto in Dio, che è luce, e in Lui non ci sono tenebre.

La Tronci è veramente una dei poveri di Yawèh che ha sempre lavorato – così traspare dai suoi appunti quotidiani – rinnovandosi nello spirito: «Benedetto, o Signore, perché sei entrato nella mia vita…, niente io sono senza di te e Tu niente mi devi…, o Signore, non abbandonarmi, o io mi perderò». 

Lei voleva con decisione liberarsi del «fardello dei miei peccati: mio Signore, voglio ricominciare a vivere per te, camminando e percorrendo la strada anche in salita, verso il monte Calvario…», «Voglio arrampicarmi, mio Gesù, voglio salire, faticare, sudare. Arrivare a te!».

La Serva di Dio, tuffandosi nell’oceano della Parola di Dio, aveva imparato bene che «[ … ] il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio (1 Cor. 3,22-23)».

Simona ha vissuto – e questo traspare nel suo diario – all’ombra della Croce del suo Amato.

E segna così il suo grande cruccio: «Se riuscissi a capire la Tua morte in croce…; la mia vita ti appartiene, fanne quello che vuoi…».

La «nostra» aveva ben compreso che il segno di Dio nell’uomo sta solo nella Croce.

E allora?

«Benedetto sei tu,  Signore, per la mia croce…: rinunzia, sacrificio umiliazione».

E aggiungeva: «Fa che anch’io possa essere rifugio per chi si sente solo…, nella Chiesa dei poveri, degli umiliati, dei senza tetto, degli sfruttati, dei perseguitati, degli affamati, dei lebbrosi, dei vagabondi, degli storpi, degli incapaci, dei rifiutati». 

Dalle note del suo diario Simona Tronci si mostra decisa a combattere insieme al Signore per: l’ingiustizia, per la pace, “nel mondo c’è ancora bisogno di pace, di amore, di vita. Combatterò la tua guerra, Signore!»

La Serva di Dio, impregnata sempre dalla Parola di Dio, la vive e – pure sinceramente kerigmatica – la vuole portare agli altri, più che sicura che: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me” (Mt. 10,38).

Devotissima del Sacro Cuore di Gesù…, “attraverso il passaggio aperto dalla lancia del soldato al petto del Signore, arriva gioiosamente al Cuore di Gesù: … morto per noi, innocente, da solo e senza ribellarti…; se riuscissi a capirlo…, come mi scoraggerei meno…». 

Monsignor Gianfranco Zuncheddu – Postulatore Cause dei Santi

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