Dopo l’appuntamento nella casa provinciale delle Figlie della Carità nel fine settimana Paolo Pomata, sindonologo, sarà presente a Quartu, nella parrocchia di sant’Elena per una due giorni di formazione e riflessione alla luce del rapporto tra Sindone e icone. «Il rapporto tra la Sindone e le icone – dice Paolo Pomata – è più stretto di quanto si pensi. L’iconografia fu uno dei primissimi ambiti di studio dell’appena nata sindonologia ai primi del ’900. Gli elementi grafici ricorrenti nel volto del Cristo delle icone derivano da canoni stabiliti in ragione di un prototipo riconosciuto come autorevole: da qui l’ipotesi che tale prototipo fosse proprio la Sindone. Esiste poi uno stretto rapporto anche dal punto di vista eminentemente spirituale».
Il Concilio di Costantinopoli dell’anno 869 afferma che “ciò che il Vangelo ci dice con la Parola, l’icona lo annuncia con i colori e ce lo rende presente”, per questo un’icona viene “scritta” e non “dipinta”. «Allo stesso modo – prosegue Pomata – la Sindone, definita non a caso da san Giovanni Paolo II “specchio del Vangelo”, rende presente visivamente, in modo estremamente realistico, il racconto evangelico della Passione. Nelle parole di Benedetto XVI la Sindone è appunto “un’icona scritta con il sangue”. “E il sangue è la vita”, aggiunge ancora il Pontefice. Questo a significare come, in modo misterioso e in ragione delle peculiari caratteristiche dell’immagine sindonica, essa ci parli anche della Resurrezione, allo stesso modo delle icone, che rappresentano i soggetti “trasfigurati”, ossia già nella loro gloriosa dimensione divina. Più volte si pone la domanda se la Sindone sia una reliquia o un’icona, intendendo quest’ultima nel senso di una “semplice immagine”: in realtà il concetto di icona è molto più complesso e la Sindone può a buon diritto essere considerata tale, cosa che peraltro non esclude la possibilità che essa sia anche una reliquia. Questo è un elemento che attiene alla ricerca storica e scientifica.
Perché per la Sindone si parla di «presenza»?
“Più che un’immagine è una Presenza”. Fu lo scrittore francese Paul Claudel, parlando della Sindone, a rimarcare un elemento peculiare che, ancora una volta la accomuna alle icone. La contemplazione dell’immagine sindonica, pur nella sua drammaticità, determina, in chi si ponga davanti ad essa con devozione e umiltà, una paradossale reazione di speranza e di accrescimento della fede in ragione della compartecipazione di Cristo alle sofferenze dell’uomo e della consapevolezza che quell’immagine non rappresenti solo un defunto ma anche un risorto, un uomo vivo che ha sconfitto il dolore e la morte. È questa la “presenza! di cui parlava Claudel e che è ben descritta anche dalle parole di papa Francesco che invita il pellegrino non solo a guardare la Sindone ma anche a “lasciarsi guardare” da essa.
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