Rimettere la persona al centro. Questo il principale obbiettivo che alimenta le attività dell’Asarp, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica. Fondata oltre trent’anni fa è composta principalmente da familiari delle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale. «Il nostro impegno – spiega Gisella Trincas, presidente regionale dell’Asarp e nazionale dell’Unasam – consiste nell’attuazione, su tutto il territorio nazionale, di piani di intervento urgenti per la realizzazione dei servizi territoriali di salute mentale. Attraverso i nostri progetti mirati soprattutto alla sensibilizzazione di tutte le figure che ruotano attorno al disagio mentale, mettiamo in campo azioni tese in gran parte alla prevenzione del disagio».
L’Unasam è una federazione nazionale a cui aderiscono oltre 150 associazioni ed è stata formalizzata nel 1993, come espressione delle stesse realtà che fino a quel momento componevano il Coordinamento nazionale salute mentale.
Gisella Trincas sottolinea «la collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Associazione mondiale di riabilitazione psicosociale, oltreché con gli Istituti di ricerca. Quello che rappresento a livello nazionale – prosegue – è un organismo di collegamento e coordinamento di organizzazioni di volontariato e rappresenta e tutela in maniera unitaria i soci nei confronti delle istituzioni. Per noi è fondamentale lavorare in maniera efficace per difendere in primis la dignità e i diritti delle persone, per la tutela della qualità della vita e del benessere sociale di tutti. E per centrare i nostri obbiettivi è indispensabile, laddove è possibile, mantenere vivo il dialogo con lo Stato».
Ma la lotta contro ogni forma di discriminazione e la difesa della dignità, della libertà e dei diritti delle persone con sofferenza mentale, passano anche per un corretto utilizzo della terminologia. «Attorno a questo aspetto – prosegue la presidente Trincas – riscontriamo ancora troppa ignoranza, intesa come “mancanza di conoscenza”. Purtroppo molto spesso prevale la tendenza a dimenticare che al centro dei discorsi ci sono uomini e donne, con le loro storie di vita vissuta e dei loro familiari, e non le loro diagnosi. Si parla infatti, stigmatizzando e apostrofando le persone, ad esempio dello “schizofrenico” oppure del “malato mentale”. Tutto questo è frutto di errori e ignoranza radicate nel tempo. I termini corretti sono invece “disagio mentale” oppure “condizione di sofferenza”. Si tratta di principi contenuti nella nostra Costituzione, ma anche sostenuti dalla Carta Onu del 1991 sui diritti del “malato mentale” e dalla Conferenza ministeriale Europea sulla salute e la disabilità mentale».
La mission di Asarp e Unasam mira al superamento di una pratica psichiatrica quale mero «trattamento della malattia», a favore invece dello sviluppo di servizi di salute mentale comunitaria, e di pratiche fondate su bisogni e desideri espressi dalle persone che vivono tale condizione. Informazione e sostegno alle famiglie nei rapporti con i servizi territoriali di salute mentale, corsi di formazione e aggiornamento per familiari e volontari, consulenza giuridica, ma anche promozione di convegni, seminari, gruppi di auto-mutuo-aiuto e realizzazione di progetti di ricerca. Sono soltanto alcune delle attività promosse dall’Unasam. «Per noi – precisa Gisella Trincas – è fondamentale organizzare campagne di sensibilizzazione mirate alla promozione della cultura della salute mentale, che favoriscano l’inclusione e il reinserimento nell’ambito della comunità sociale. Ma per far questo occorre partire da un confronto propositivo continuo con le istituzioni, la partecipazione attiva all’interno di commissioni e comitati e non ultima la diffusione di strumenti informativi».
Maria Luisa Secchi
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