Il ricordo di uno dei più attivi volontari nell’Ente caritativo
Stefano Bordigoni: un cuore d’oro in Caritas.
In tempi di apparenze e di continue esposizioni mediatiche della propria vita, c’è chi nel silenzio e nel nascondimento ha cercato di dare il suo prezioso contributo a favore degli altri.
Un cuore generoso che per una improvvisa e rapida malattia si è fermato, quello di Stefano Bordigoni, uomo factotum della Caritas diocesana.
Da sempre il nome di Stefano era associato alle cose da fare, certamente, ma anche alla sua capacità di accogliere l’altro con uno splendido sorriso, che ha mantenuto anche quando le diagnosi non davano speranze di vita.
«Ha sempre avuto la capacità di accogliere ogni cosa con prontezza e generosità – racconta don Marco Lai, direttore della Caritas. Anche quando mi chiamò per dirmi che l’ultimo ciclo di chemioterapia non aveva dato i frutti sperati. Mi parlava con serenità di ciò che lo avrebbe atteso. “Io vedo – diceva – davanti a me una grande luce. Riesco a guardare le cose dall’alto e sono sereno”».
«Una testimonianza per me – sottolinea il direttore – molto edificante, che ha toccato il cuore di tante persone che lo hanno conosciuto, specie chi con lui ha collaborato in Caritas».
Stefano è sempre stato l’uomo del fare, grazie alla sua abilità nelle attività manuali, dall’idraulica all’elettrico fino all’edilizia. Quando c’era un problema interveniva lui o dava consigli appropriati per trovare una soluzione. La sua prematura scomparsa a soli 52 anni, ha colpito molti collaboratori della Caritas, perché era difficile non avere stima e affetto per Stefano.
Il commento è univoco: una brava persona, disponibile e competente ha lasciato fisicamente questa terra. La conferma è arrivata nel corso delle esequie celebrate da don Marco Lai in una chiesa gremita da tanti che lo hanno conosciuto.
«Ciò che colpiva di Stefano – ricorda il direttore della Caritas – era la sua grande disponibilità, unita ad una competenza in ciò che gli veniva chiesto. Due elementi che lo hanno reso un punto di riferimento per tutti quanti in Caritas. Per molti però anche il modo con il quale ha affrontato il periodo della malattia ha rappresentato un tratto distintivo della sua vita. Non una parola di troppo, non la domanda “Perché a me”, ma solo una serena accettazione di ciò che stava vivendo».
«Credo – conclude don Marco – che questo sia un ulteriore conferma di ciò che Stefano è stato per tutti noi della Caritas».
R. C.
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