Una vittoria capace di spronare un’intera Isola

Riflessioni a margine della straordinaria parabola del Cagliari Calcio ritornato in Serie A

Una vittoria capace di spronare un’intera Isola.

«Populus duas tantum res anxius optat: panem et circenses».

La locuzione di Giovenale sintetizza le aspirazioni della plebe nell’antica Roma: «il popolo due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi circensi».

Anche oggi i «giochi» sono uno straordinario strumento capace di appagare le velleità del popolo.

Chi di noi non ha esultato, in qualche caso oltre ogni limite, per la meritata vittoria del Cagliari a Bari che ha decretato il ritorno in serie A, dopo un solo anno di purgatorio?

Tutti, nessuno escluso, compresi coloro che di calcio poco o nulla masticano, così come quelli che non tifano i colori rossoblù. 

Pure in Tanzania, dove opera don Carlo Rotondo, missionario «fidei donum», i bambini hanno pronosticato la risalita nella massima serie della squadra di proprietà del presidente Giulini.

C’è sicuramente di che gioire, perché il risultato ha qualcosa di straordinario, se si pensa alla stagione appena terminata. 

A gennaio c’era il serio rischio di veder retrocedere la formazione isolana in serie C. 

L’arrivo di un signore del calcio europeo, il tecnico Claudio Ranieri, che 30 anni fa insieme alla famiglia Orrù, aveva resuscitato la squadra, riportandola in serie A, ha mostrato come lavoro, sacrificio, poche chiacchiere, disciplina e concentrazione trasformino le persone, tanto da indurle a lavorare per un obiettivo comune, in questo caso la promozione nella massima serie.

Su questo tutti ci siamo trovati d’accordo, siamo scesi in piazza per far festa, esultando per l’obiettivo raggiunto.

Lunedì mattina siamo però ritornati alla realtà, quella analizzata anche dal 30mo Rapporto Crenos, stilato dalle due università sarde. 

Dai dati emerge che l’Isola si sta spopolando, che cresce il numero di anziani mentre i giovani lasciano la Sardegna e chi resta deve lottare quotidianamente contro tagli dei servizi, compresi quelli sanitari, e spesso deve provare a mettere insieme pranzo e cena. 

Una fotografia impietosa quella che il Rapporto restituisce e che racconta di una regione nella quale la speranza sembra essere svanita. 

Eppure domenica sembrava che tutti i problemi fossero svaniti. 

Se è lecito gioire con tutte le forze per la propria squadre del cuore, sarebbe auspicabile ci fosse il medesimo impegno in altri campi. 

Non si tratta di denigrare o bollare l’esultanza per una meritata vittoria, quanto di prendere coscienza che, oltre a scendere in piazza per gioire dei successi sportivi, occorrerebbe farlo anche per questioni fondamentali, come il bene comune, per la richiesta di servizi adeguati, in modo da evitare la diaspora delle persone dalle zone meno servite verso i centri maggiori e quelli costieri. 

Negli ultimi anni più volte i residenti delle zone interne hanno chiesto a gran voce maggiore attenzione alle loro condizioni di oggettivo svantaggio, senza che però la questione sia diventata patrimonio di tutti, come accaduto per la splendida vittoria della formazione rossoblu. 

I fenomeni di disintermediazione, tipici dei nostri giorni, non possono essere assunti come alibi per evitare l’impegno personale verso rivendicazioni di emergenze che interessano troppi territori della nostra Isola.

Roberto Comparetti

Una vittoria capace di spronare un’intera Isola.

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